Unicusano Ternana, De Canio riceve il premio Mancini 2018

De Canio ha ritirato a Matera il premio Mancini 2018 dell'Aiac dedicato all'indimenticabile portiere del grande Foggia di Zeman prematuramente scomparso nel marzo del 2012
Unicusano Ternana, De Canio riceve il premio Mancini 2018

Unicusano Ternana, un premio per De Canio. Un pomeriggio all’insegna dell’emozione e dei ricordi quello di sabato scorso per Luigi De Canio, che a Matera ha ritirato il principale riconoscimento alla carriera del Premio Franco Mancini 2018 organizzato dall'Associazione italiana Allenatori Calcio della Città dei Sassi. Con questa iniziativa si è voluto ricordare il campione materano, portiere del grande Foggia di Zeman, scomparso prematuramente a 43 anni il 30 marzo del 2012 a causa di un infarto che lo ha stroncato nella sua casa di Pescara. Una tragedia che ha sconvolto il mondo del calcio, e non solo, piombata su familiari e tifosi in modo del tutto inaspettato: basti pensare che Mancini, quella drammatica mattina, aveva regolarmente preso parte, nel suo ruolo di preparatore dei portieri, all'allenamento della squadra abruzzese, allenata dal tecnico boemo.

AMICIZIA. Per ricordare ed onorare la figura di Mancini, sabato sono dunque giunte a Matera alcune tra le massime cariche nazionali dell'Aiac che hanno dato vita a una vera e propria full immersion con i tecnici della Basilicata. «Franco – ha ricordato De Canio, allenatore dell'Unicusano Ternana – era un ragazzo del mio stesso quartiere. Lo ricordo benissimo, come l’avessi visto appena ieri. La nostra amicizia risale ai tempi in cui giocavo, come titolare, nel Matera, mentre lui militava nelle giovanili. Ricordo che frequentemente lo accompagnavo al campo, avevamo legato molto, tanto che lo ebbi anche alle mie dipendenze al Napoli». L’allenatore della Ternana racconta inoltre che «quando concludevamo l’allenamento io tornacapito che preferiva passeggiare per potersi fumare una sigaretta. Così, quando lo convincevo a entrare in auto, la prima cosa che facevo era quella di togliergli il pacchetto. Del resto, era mio dovere: oltre ad avere un rapporto molto forte con la sua famiglia, in fondo ero anche il suo allenatore».

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