TORINO - Nell’ultimo mese è come se il calcio italiano avesse adottato il Lecco che vive il momento più assurdo della sua storia. Fondato nel 1912, nella loro vita i blucelesti hanno disputato tre campionati di Serie A (frequentata per l’ultima volta nel 1967) e 12 di B, un mese fa avevano riconquistato la seconda serie dopo mezzo secolo esatto, con la possibilità di disputare il derby col Como che in B manca proprio da 50 anni. Praticamente una favola, vista anche com’era maturata la promozione in B ai playoff, dove i blucelesti di Foschi non scendevano in campo da favoriti anzi, a ogni sorteggio le avversarie erano ben felici di affrontare il Lecco, salvo poi cambiare idea a confronto terminato. Una cavalcata straordinaria, cominciata con il passaggio del primo turno della fase nazionale (dove il Lecco iniziava i playoff a seguito del terzo posto in campionato) in cui elimina l’Ancona con due pareggi (2-2 e 1-1) e si qualifica in virtù del miglior piazzamento in campionato. Proseguita al secondo turno eliminando il Pordenone in maniera rocambolesca: sconfitti in casa 0-1 dal Pordenone (col presidente Di Nunno che irrompeva in campo a contestare il rigore della vittoria friulana), nella gara di ritorno il Lecco passava 1-3, imponendosi nel finale. Quindi la semifinale col Cesena: vittorie per 2-1 di entrambe in trasferta, poi calci di rigore decisivi per la qualificazione lombarda. Fino alla discussa doppia finale col Foggia, che tanto ha fatto arrabbiare i tifosi pugliesi: successo per 2-1 del Lecco allo Zaccheria, nonostante la presenza del Var, risultato assai influenzato dalle decisioni dell’arbitro Bonacina (che vive a Cisano Bergamasco, 15 km da Lecco) e poi chiusa col 3-1 e la festa B al Rigamonti-Ceppi. Già, lo stadio di Lecco, è lì che si sta arenando il ritorno in B dei blucelesti. Fosse stato pronto per la B, non ci sarebbero stati tutti i problemi d’iscrizione legati all’indicazione di un campo alternativo, individuato, tardivamente e non del tutto per colpa del Lecco, nella lontana Padova. Sarebbe necessaria una riflessione su come siano fatiscenti, di norma, gli stadi di Serie C. Forse bisognerebbe discutere di questo prima di avventurarsi sulle possibilità che ha il Lecco di essere ammesso alla B dopo la bocciatura di lunedì scorso operata dal Coni. E’ intollerabile che delle 4 promosse in B (Feralpisalò, Reggiana, Catanzaro e Lecco), soltanto i granata emiliani dispongano di un campo di casa utilizzabile nella seconda serie. Nell’attesa, tutta Lecco vive in una sorta di strano limbo, aspettando il 2 agosto, giorno in cui il Tar riammetterà o meno i blucelesti in B. La speranza c'è e si fonda sul fatto che il Lecco, dopo la bocciatura della Covisoc, comunque era stato ammesso in B dal Consiglio Federale Figc del 7 luglio. Per l’eventuale ricorso, ci sarà da aspettare il 29 agosto, data del verdetto al Consiglio di Stato. Nel frattempo però, è tutto bloccato. Il Lecco, per affrontare la B, stava facendo incetta di giovani promettenti provenienti dai migliori vivai italiani. Di fatto il club bluceleste è riuscito a ufficializzarne solo uno, proprio nel giorno che arrivava la stangata dal Coni: è il terzino sinistro italo-albanese Brayan Boci, nella scorsa stagione lanciato da Giardino nel Genoa dopo averlo trovato nella Primavera rossoblù. Tutti gli altri sono in stand-by, si aspetta che arrivi la B, come nel caso di Cortinovis, centrocampista scuola Atalanta, ex Verona e Cosenza. Difficile dire come andrà a finire. Intanto sono state pubblicate le motivazioni della sentenza Coni di lunedì scorso: i giudici del Collegio ddi Garanzia rilevano come la data dell’iscrizione al 20 giugno sia sempre perentoria, va rispettata in tutti gli aspetti, anche quello che riguarda l’indicazione del campo, non solo per le pur decisive incombenze economiche. Ma quel che fa più paura è che il Lecco non si è iscritto alla C e dunque, saltasse la B, dovrebbe ripartire dai dilettanti. Sarebbe un finale atroce per quella che doveva essere la stagione più bella nell’ultimo mezzo secolo dei blucelesti.