Juve Stabia in B, il racconto dell’impresa: “Quante richieste per i nostri big”

Intervista al presidente dei campani, Andrea Langella: “Quando scelsi Pagliuca stava guidando il trattore”
Juve Stabia in B, il racconto dell’impresa: “Quante richieste per i nostri big”© FOTO MOSCA
La Serie B con la Juve Stabia era già riuscito a conquistarla al termine della stagione 2018-19, ma quella squadra non era ancora così sua come lo è invece quella che ha saputo trionfare quest'anno: Andrea Langella allora era diventato presidente solo a novembre e l'anno dopo il covid si mise di mezzo, così come un pizzico di sfortuna, che fece retrocedere le "vespe" per soli quattro punti. Lui è uomo di programmazione, vuole arrivare alla fine della maratona chilometro dopo chilometro, in quei due anni fu come catapultato in una nuova realtà non ancora ben focalizzata. Stavolta è tutto diverso. La Serie B della Juve Stabia è un disegno con colori ben delineati, scelti, voluti.  
 
Presidente un po' sorpresi sarete rimasti nell’essere riusciti a dominare il girone C... 
«Se penso a quello che spendono club come Benevento e Avellino sicuramente si, siamo stati la grande sorpresa. Il nostro budget era un decimo del loro. La vittoria è il frutto del lavoro, la resa della busta paga: io ho dato ai miei giocatori quanto promesso e loro me l'hanno restituito sul campo. Poi certo il calcio non è scienza, matematica: ci sono le maglie sudate, la voglia di combattere, di vedere la nostra gente che scende in strada e festeggia. Tutto questo fa la differenza in uno sport dove c'è un pallone che rotola e non è detto che vada dove tu pensi».  
 
Un anno da record, il vostro... 
«Mai perso in casa, per un certo periodo anche miglior difesa in tutta Italia, sicuramente squadra più giovane. E anche io sono il primo presidente che porta la Juve Stabia in B da imprenditore solitario, le altre volte era successo con un insieme di soci».  
 
Ripartendo da Lovisa, 28 anni, come ds e Pagliuca allenatore, la B non l'ha mai fatta se non da vice. 
«Avevo già scelto un altro direttore poi mi arriva una telefonata di un amico e mi dice di provare a fare due chiacchiere con questo ragazzo, che aveva già fatto calcio a Pordenone con la famiglia ottenendo la B, ma che voleva mettersi in gioco in un altro ambiente. L'ho incontrato a Ischia dove entrambi stavamo ritirando un premio: gli dissi che avevo già scelto l'allenatore e che non gli avrei rivelato il nome, accettò a scatola chiusa. Vidi in lui la voglia di arrivare, la fame giusta».  
 
E perché ha puntato su Guido Pagliuca? 
«Aveva fatto benissimo alla Lucchese con una squadra di giovani, meno al Siena con giocatori esperti. Benissimo: io volevo proprio costruire una Juve Stabia giovane e sbarazzina. Lo chiamai che era sul trattore, lui è un uomo di campo in tutti i sensi. Mi disse che doveva finire un lavoro e che non appena fosse sceso dal trattore mi avrebbe richiamato. Mi colpì anche quello».  
 
Chi sono i giovani che le saranno già stati chiesti da categorie superiori? 
«Leone, Bellich, Adorante, ma anche Candellone, che ha 26 anni. Giocatori con potenzialità infinite. Sono tutti di proprietà e quelli che dovremo riscattare lo faremo. L'estate scorsa avevamo tenuto solo Mignanelli e Gerbo, quest'anno ne terremo il più possibile».  
 
Come si immagina la B? 
«Come mi immaginavo il girone di C di Serie C, un anno fa: siamo partiti per salvarci, sapendo che c'era chi spendeva molto più di noi. Non dico però che anche in B partiremo per salvarci per poi puntare a salire, stavolta la salvezza sarà veramente l'unico obiettivo. Più passano gli anni e più la B diventa un’A2».  
 
Come si pone un proprietario unico nel calcio che va sempre più verso i fondi o le proprietà straniere? 
«Io faccio calcio sostenibile. Questo, anche se non sembra, è lo sport dei poveri: la Juve Stabia nacque perché si fermò una nave di inglesi, che si misero a palleggiare al porto. Le storie sono tutte da scrivere, il bello è che non c'è nulla di deciso».  
 
Lo stadio Menti è a norma? 
«Dall'ultima B non è stato più toccato, qualcosina bisogna fare. Siamo disposti ad accollarci dei costi, ma le forze politiche devono fare la loro parte. Siamo nella Città Metropolitana di Napoli con oltre 60000 abitanti, abbiamo la nostra dignità».  
 
Lei però si sente napoletano e tifoso del Napoli... 
«Certo. Con l’azienda di famiglia (Siral, gruppo petrolchimico, ndr) siamo stati tra gli sponsor del Napoli. Gli anni di Maradona ero sempre allo stadio, ma anche dopo. Con De Laurentiis c’è un rapporto bellissimo e facciamo amichevoli beneauguranti. L’anno scorso lo scudetto, quest’anno la B: gran momento».  

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