Bumblebee: la recensione del film

Il film, diretto da Travis Knight, è il primo spin-off della saga dei Transformers e vede protagonista l'attrice e cantante Hailee Steinfeld.
Bumblebee: la recensione del film

Dal 2007, Bumblebee, l’autobot giallo che diventa una fiammante Camaro, è stato il Transformers preferito dal grande pubblico che ha seguito il franchise al cinema. Complice l’alchimia con il giovane Sam Witwicky e il fatto che i suoi circuiti del linguaggio fossero danneggiati, costringendolo a parlare con le frasi delle canzoni dalla sua autoradio, l’Autobot ha sempre destato grande simpatia trai fan del franchise. Non è stata quindi una sorpresa, quando è stato annunciato che sarebbe stato lui il protagonista del primo spin-off “a basso budget” dei Transformers, scelta obbligata dopo il tonfo de L’Ultimo Cavaliere e tentativo di far ripartire il franchise con una nuova marcia.

Durante il 1987, Bumblebee trova rifugio in una discarica in una piccola cittadina di mare della California. Charlie (Hailee Steinfeld), in procinto di compiere 18 anni e mentre cerca di trovare il suo posto nel mondo, scopre Bumblebee, scarico, ammaccato e spezzato. Quando Charlie gli restituisce la vita, impara immediatamente che non si tratta di un ordinario maggiolino giallo WV.

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Charlie non sarà certo il Sam di Shia LaBeouf, e la battaglia per salvare il Mondo è senza dubbio più epica rispetto a quella per salvarsi la pelle, ma Bumblebee riporta il muscolo cardiaco, caldo e irrorato di sangue, nel petto del franchise. Ovviamente l’effetto nostalgia è sempre dietro l’angolo e sembra essere utilizzato con grande intelligenza da Knight, ma una volta identificato e aggirato, il film si rivela un’avventura comica, condita con un pizzico di azione e una sincera storia di amicizia.

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