Moschettieri del re, la recensione del film di Giovanni Veronesi

Favino, Papaleo, Rubini e Mastandrea sono i quattro moschettieri al servizio della Regina Anna, dal 27 dicembre al cinema.
Moschettieri del re, la recensione del film di Giovanni Veronesi

Arriva il 27 dicembre al cinema Moschettieri del re - penultima missione, la nuova commedia in costume diretta da Giovanni Veronesi e interpretata da Pierfrancesco Favino, Rocco Papaleo, Sergio Rubini e Valerio Mastandrea.

Le storie di Alexandre Dumas sono parte integrante dell’adolescenza o addirittura dell’infanzia di molti adulti che oggi, alla notizia dell’arrivo al cinema del film di Giovanni Veronesi, avranno un sussulto e saranno spinti da un moto nostalgico a pagare il biglietto per vedere su grande schermo la “penultima avventura” di Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan.

A metà strata tra 20 anni dopo e Il visconte di Gragelonne, Veronesi racconta dei quattro moschettieri che, dopo tanti anni di abbandono, vengono richiamati alle armi dalla Regina Anna, per compiere un’ultima missione: ostacolare i piani di Mazarino che perseguita gli Ugonotti, in fuga verso le coste inglesi. Prestissimo però ci accorgiamo che il pretesto letterario diventa solo un’abito che nasconde l’omaggio al cinema italiano, e in particolare al Brancaleone di Monicelli.

Nonostante la dichiarata natura fiabesca del film, con buona pace del pretesto storico,  Moschettieri del Re è completamente privo di riferimenti, di coordinate. I protagonisti sono vecchi e acciaccati, caratteristica che diventa portante nella narrazione di ognuna delle gag comiche trai quattro: D’Artagnan è diventato allevatore di maiali e porta con sé l’olezzo del mestiere; Athos è completamente abbandonato ai suoi vizi, roso dalla sifilide e completamente smemorato; Porthos è un alcolizzato stanco, disilluso e arrugginito; Aramis, il guardiano dell’etica del gruppo, è diventato frate per fuggire ai debiti di gioco ma non riesce a tenersi fuori dalla battaglia.

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