TORINO - Che bell’inizio di stagione per la nuova squadra di Formula 1, la Haas. Scuderia americana di capitali e licenza, ma con molta Italia nel cuore. Vuoi perché la dirige l’altoatesino Gunter Steiner, vuoi perché è legata a filo doppio con la Ferrari. Anzi, il filo è triplo, fors’anche quadruplo... Questo fa storcere il naso a molti degli avversari, in primis alla Williams. Il capo d’accusa, più o meno, è questo: se i piccoli (o i nuovi) hanno un rapporto così stretto con le big, per le scuderie “di mezzo” sarà molto dura. La conclusione è ovvia: non dovrebbe funzionare così. Il titolare della Haas ha risposto vigorosamente. E questo rientra nella categoria delle tante polemiche che agitano la Formula 1. Ma intanto anche la Mercedes si è attrezzata, dando vita alla collaborazione con la Manor (i cui effetti si sono visti subito).
Polemiche a parte, diventa legittima una riflessione a margine: non è che questa strada sia quella giusta per la Formula 1 del futuro? In fondo la tendenza è stata inaugurata dalla Red Bull, quando ha scelto di investire nella Toro Rosso. Da allora la squadra italiana è cresciuta molto, anno dopo anno, lanciando pure dei giovani di valore (in primis Sebastian Vettel). Ora la rivelazione è la Haas (che sta rilanciando un pilota di valore come Grosjean, in attesa di rivedere all’opera Gutierez). Domani potrebbe essere la volta di una “Renault-B” (anche se i francesi devono ancora risolvere i problemi della “prima squadra”...), una “McLaren-B” (valgono le stesse considerazioni...) e via discorrendo.
Se questo accadesse, le gare sarebbero più divertenti o meno divertenti? Più combattute o meno combattute? Lo spettacolo migliorerebbe o peggiorerebbe? Vale la pena di pensarci. Forse spendendo più tempo di quello che è stato dedicato al format delle qualifiche.