F1, Bourdais difende i piloti americani

Steiner della Haas aveva detto che non c'erano piloti Usa all'altezza
F1, Bourdais difende i piloti americani

TORINO - Sebastien Bourdais difende i piloti Usa. «Al momento non c'è un pilota americano pronto per la Formula 1». Le frasi pronunciate una settimana fa da Gunther Steiner, team principal della Haas, hanno suscitato diverse reazioni negli Stati Uniti. Non sono mancate le critiche alle parole del team principal che si era detto pronto a scommettere su un pilota americano se solo ne avesse trovato uno all'altezza. In difesa dei piloti americani si è speso anche il pilota di IndyCar, Sebastien Bourdais. Non è americano ma ha una lunga esperienza negli Stati Uniti e ha provato a fare il grande salto in Formula 1 senza ottenere particolari successi.

LA RIVOLTA DEGLI AMERICANI - «La Formula 1 vive all'interno di una bolla, un'isola a sè stante - ha detto il francese a IndyCar.com - Se non entri nel suo gioco non sei minimamente preso in considerazione. Capisco che i piloti americani la prendano sul personale, ma non è colpa loro». Cinque volte vincitore di IndyCar, Bourdais ha vinto quattro titoli di Champ Car prima di correre in F1 con la Toro Rosso. Ha completato un'intera stagione con l'equipaggio junior nel 2008, correndo al fianco di Sebastian Vettel, ma la sua esperienza si è interrotta a metà dell'anno successivo. Dal 2011 il pilota francese classe '79 corre in IndyCar. «Ho avuto bisogno di un titolo in F3000 e poi di quattro campionati Champ Car per avere un’opportunità in Formula 1 - ha aggiunto il pilota francese - E non sono stato di grande aiuto ai piloti americani considerando che ho fallito. Molti piloti non riescono a fare il grande salto nel Circus, ma alla fine riescono a correre comunque in IndyCar, venendo considerati come meritano».

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F1, Gunther Steiner: «Non ci sono piloti americani all'altezza»

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