Basta guardarlo negli occhi per rivedere quella scintilla che per quattro anni era rimasta appannata. Spenta no, mai. Andrea Iannone lo ripete più volte. «Io non ho mai smesso di sentirmi un pilota, di pensare come un pilota». È bello rivederlo così, rilassato, seduto intorno a un tavolo per parlare del suo presente e futuro in Superbike. «L’idea di non tornare alle corse per me non è mai stata presa in considerazione, mi sono reso conto con il tempo che è sempre rimasta accesa quella fiamma. Mi ha accompagnato sempre nel mio percorso, è stato fondamentale. Le moto per me sono sempre state un sogno, non ho mai mollato l’idea di voler tornare». I primi test con la Ducati hanno detto che Iannone non ha perso un grammo di quella stoffa da campione che ha sempre avuto. Sopratutto, dice lui, gli è tornato quell’entusiasmo contagioso dal quale nascono le cose migliori.
«A Jerez è stato come tornare bambino: sotto al casco ridevo come quando fai le marachelle. Lì a 7 anni ho iniziato a guidare le mini moto. Anche all’epoca volevo guidare una moto vera e non potevo, perché ero troppo piccolo. Io ero il primo ad avere dubbi e cercare risposte. I test sono andati molto bene, mi sono stupito anche io. Ma questo non vuol dire che siamo pronti per vincere. Bisogna restare concentrati e non illudersi». Tornare dopo uno stop così lungo non è impresa facile. Iannone la sta affrontando con una tranquillità esemplare, da chi se la sta godendo tutta nonostante la fatica e i dolori alle braccia che hanno risvegliato muscoli che, per quanto allenati, solo in moto si utilizzano. «So che sarà un processo difficile, lungo - ha proseguito il pilota -. I miei avversari sono molto forti, il livello è molto alto e anche le moto sono molto livellate l’una con l’altra. Insieme al Team Go Eleven cercheremo di fare del nostro meglio: siamo lì. Il supporto di Ducati è importante».