I Beatles e il loro viaggio in India finiscono al museo

Dal 1° giugno al 2 ottobre al MAO di Torino la rivivi la loro storica trasferta in Oriente
I Beatles e il loro viaggio in India finiscono al museo

Era il 1968 quando i Beatles decisero, dopo l’uscita dello storico album Sgt Pepper’s, di andare in India sentendo il forte richiamo del misticismo orientale, in particolare George Harrison sollecita gli altri tre “Scarafaggi” ad affrontare questo viaggio. Questa trasferta ha avuto un’enorme risonanza sui media internazionali ed è uno degli eventi chiave per lo slancio dell’interesse verso l’Oriente, che alla fine degli anni ’60 tocca la cultura popolare come la musica, la letteratura e il cinema, la fotografia, la moda e il costume. Dopo questo viaggio la cultura pop contamina il misticismo in un’ideale fusione tra Occidente ed Oriente. Proprio da questo accadimento nasce la mostra Nothing Is Real, ideata da Luca Beatrice che dal 1° giugno al 2 ottobre sarà esposta nelle undici sale del MAO, il Museo d’Arte Orientale di Torino, dove troviamo una continua mescolanza tra cultura alta e bassa. Dai memorabilia beatlesiani relativi appunto al loro periodo mistico alle fotografie indiane di Italo Bertolasi e di Pattie Boyd, fidanzata di George Harrison e poi “amante” di Eric Clapton. Dalle guide, mappe e manuali di viaggio utili a raggiungere l’India senza soldi alle prime edizioni di libri storici, come Siddharta, Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, La lunga strada per Katmandu. Dal reportage diretto dal giovane giornalista Furio Colombo che forse per caso si trovava a Rishikesh negli stessi giorni dei Beatles a Wonderwall, film psichedelico del 1968 diretto da Joe Massot con musiche di George Harrison. Dalle Ceramiche tantriche di Ettore Sottsass alle opere di Alighiero Boetti, Aldo Mondino, Luigi Ontani, Francesco Clemente che segnano diversi modi di avvicinarsi al tema dell’orientalismo. Non mancheranno neanche le immagini delle diverse riviste internazionali come il Paris Math e il Telegraph Life che si incuriosiscono al tema del viaggio come fuga e scoperta. E poi albi a fumetti, fanzines, editoria indipendente e controculturale, tutto ciò che non fa parte dell’ufficialità e del mainstream.
Ma è tutto il mondo della musica, da Hendrix a Santana, da Joni Mitchell ai The Fool, a scoprire l’India in chiave psichedelica con copertine fantasmagoriche nelle loro illustrazioni. Va di moda persino la sessualità, liberata da schemi troppo rigidi, attraverso immagini di un kamasutra moderno. Centinaia di oggetti provenienti da diversi ambiti e linguaggi dialogano con opere d’arte contemporanea in un ambiente ricco di stoffe, profumi e suoni. Il MAO, attraverso questa mostra, presenta al pubblico un particolare momento nel quale la cultura di massa costruì una visione spesso illusoria delle complesse realtà dell’Asia, lasciando un segno indelebile nella nostra percezione di quelle culture. Questa mostra non offre al visitatore solo opere d’arte orientali ma anche quelle di artisti europei ispirati dall’Oriente e testimonianze di come la cultura pop occidentale abbia reinterpretato e reinventato questo continente. 

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