Vittorio Alberti: «Chi dirige abbia fegato e creatività»

Il docente di filosofia è appassionato di calcio e pratica boxe. Il suo ultimo libro ha la prefazione di Papa Francesco. «Dimettersi per Ventura sarebbe stato un atto di etica ma anche di intelligenza»
Vittorio Alberti: «Chi dirige abbia fegato e creatività»


TORINO - Il fallimento della Nazionale, l’esonero di Ventura, le dimissioni di Tavecchio, il delicatissimo momento del calcio italiano possono essere osservati con l’aiuto di lenti speciali: quelle della filosofia, che aiuta a individuare anche nel mondo del pallone la presenza (o più spesso, ahinoi, l’assenza di etica, valori, corruzione. Vittorio Alberti, a lungo docente di filosofia politica alla Pontificia Università Lateranense, autore di un libro (“Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società”, scritto con il cardinale Turkson) che ha la prefazione di papa Francesco, appassionato di calcio e pugile per divertimento, rappresenta la guida ideale.
 
Professor Alberti, cos’è l’etica?
 
«L’etica è lo studio delle proiezioni del bene e del male. Quando applico la ragione al bene e al male entro nel campo dell’etica. In questi tempi il problema è legato alla caduta delle ideologie, al momento in cui si è dubitato che dentro le idee ci fosse la verità. L’etica ha bisogno di verità: se c’è dubbio, le categorie traballano e ci si avvia verso il nichilismo».
 
Come si definisce l’etica nello sport?
 
«Il termine sport deriva dall’inglese e dal francese, ma ancor prima dal latino deportare, ovvero allontanarsi, andare oltre, uscire dalle mura cittadine. Già Platone diceva che la musica per l’anima è quello che la ginnastica è per il corpo. Oggi per molti aspetti lo sport è assimilabile a qualsiasi altra categoria pubblica deprivata di umanesimo. E il calcio è come la musica, coinvolge tutti, ha un linguaggio universale, non fa distinzione tra le persone, ha una forte valenza sociale. Occorre chiedersi chi ha potere che tipo di formazione produce, cosa insegna, quali stili di vita propone. Non chiederselo vuol dire essere corrotti, essere in crisi di identità».
 
Corruzione intesa nel significato etimologico di deterioramento.
 
«La corruzione è un fenomeno generale, ma il quadro in Italia mi sembra un po’ più drammatico rispetto ad altri paesi e non solo perché c’è più pressione. Altrove il calcio non è così preponderante e al tempo stesso logorato. Il caso della Nazionale è clamoroso. L’Italia dovrebbe essere leader e invece vive una fase di decadimento assoluto. In Spagna, che conosco bene, vedo ancora fattori positivi, specie nel calcio dilettantistico. In Italia il calcio entra nella corruzione culturale del nostro tempo».
 
Ventura avrebbe dovuto dimettersi anziché farsi esonerare?
 
«Non solo non dimettersi mi è sembrato un atteggiamento contro l’etica, ma anche contro l’intelligenza. E’ un atto miserabile dal punto di vista intellettuale perché chi occupa quel ruolo rappresenta un simbolo. E aggiungo: talenti a parte, la differenza di atteggiamento tra l’Italia e la Spagna è abissale. Il gioco di una squadra deve avere respiro, geometrie, rapidità. Non è stato il nostro caso».
 
Tavecchio ha provato a resistere, ma poi si è arreso.
 
«Di fronte a un evento così clamoroso, il principale responsabile di un settore ha anche la responsabilità pubblica di tenere un comportamento serio. Io mi dimetto perché la Nazionale ha perso la faccia. Poi magari mi rimettono dentro gli altri, ma questo è un altro discorso. Occorre una classe dirigente che abbia fegato e creatività, ma ci si schiaccia su criteri di profili senza respiro. Manca il dirigente alto, la visione alta. E infatti in questa epoca non c’è il Grande Torino, non c’è la Ferrari vista come un sogno di riscatto del paese».
 
A proposito di etica, abbiamo apprezzato il gesto di De Rossi che si è scusato per i fischi all’inno svedese...
 
«De Rossi ha avuto un atteggiamento sportivo, per usare un’espressione comune che contiene un significato importante. Lo sport è una guerra regolata da una serie di norme e su quelle confliggiamo. Sono norme giuridiche e morali: se sei dentro, sei nello sport, nella competizione. Se sei fuori, sei scorretto. De Rossi rientra nell’umanesimo, ha sottolineato la natura reale di cos’è una partita di calcio anche di fronte a quei trogloditi che hanno fischiato l’inno svedese».
 
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IL SUO LIBRO
 
La corruzione nella chiesa e nella società

Già docente di filosofia politica presso la Pontificia Università Lateranense, Vittorio Alberti è stato visiting post-doctoral researcher a Oxford. È direttore responsabile della rivista scientifica on-line “Sintesi Dialettica” (www.sintesidialettica.it) e giornalista professionista. È stato autore e ricercatore per la Treccani e diversi istituti, fondazioni e case editrici. Il suo ultimo libro s’intitola “Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società”: edito da Rizzoli 2017, è stato scritto insieme con il cardinale Peter Turkson e ha la prefazione di papa Francesco, a cui aveva dedicato il precedente volume “Il papa gesuita. Pensiero incompleto, libertà e laicità in papa Francesco (pubblicato da Mondadori università nel 2014).

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