Le foto con Dios, patrimonio di Napoli

Carlo Rainone ha scovato 120 immagini che raccontano il rapporto unico tra Maradona e la cttà: l'analisi antropologica di una devozione senza confini
Le foto con Dios, patrimonio di Napoli© ANSA

TORINO - In campo erano il talento, il desiderio di stupire, la forza di divertirsi a divertire. Fuori dal campo, ciò che rendeva Diego Maradona unico erano l’empatia, la disponibilità, la scelta - la necessità, potremmo dire - di non vivere nel suo mondo dorato, di calarsi nella quotidianità di Napoli. Tutto questo si sapeva, ma occorreva una sorta di certificazione visiva per ricordarcelo anche oggi che sono passati trentasei anni da quel primo, storico, memorabile, scudetto. Ecco, La foto con Dios. Napoli 1984-1991 (ilSaggiatore, 138 pagine, 29 euro) è esattamente questo e il lavoro di  Carlo Rainone è stato straordinario. Rainone è un fotografo documentarista, la cui opera esplora il senso di identità e di appartenenza culturale (caldamente suggerita una visita al suo sito per comprendere in fondo il senso di certe parole). Nel 2017 iniziò a immaginare questo volume, infiammato dal ritrovamento della fotografia di una ragazza giapponese con Maradona. Michiho Ando, è il nome della ragazza, rimase folgorata da una delle più celebri partite nella storia del calcio, quell’Argentina-Inghilterra in cui Diego segnò una rete con la mano (la Mano de Dios, appunto) e poi realizzò quella che per la Fifa è la più bella rete del Novecento. Cominciò a scrivere al Napoli perché voleva a tutti i costi vedere la gara di Coppa dei Campioni con il Real Madrid. Pubblicata dal Corriere dello Sport, la lettera scatenò la gente napoletana, che invitò Michiho e la aiutò a intrufolarsi nei Distinti pur senza biglietto, facendole scoprire un mondo sconosciuto e meraviglioso. Ci sono voluti anni e c’è voluto il trionfo della squadra di Spalletti per portare a compimento il libro, «una testimonianza di antropologia religiosa, oltre che fotografica, che racconta della sconfinata devozione di un popolo per il più grande calciatore di tutti i tempi», come scrive Rainone nella prefazione.

Paolo Sorrentino ha raccontato benissimo nel suo ultimo film - È stata la mano di Dio - il senso dell’attesa messianica che avvolse Napoli in quell’estate del 1984, quando cominciarono a circolare le voci del possibile arrivo di Maradona dal Barcellona. Fabietto, alter ego del regista, vive gli eventi con una apprensione irrefrenabile, con l’entusiasmo adolescenziale che il padre e il fratello provano invano a smorzare. Il pianosequenza in cui tutti si immobilizzano quando vedono Diego (o qualcuno che gli somiglia tanto, va da sé) in auto, oltre a essere un gioiello cinematografico, aiuta a comprendere appieno lo stato d’animo della città incredula.

Maradona che visita club, negozi, che accetta di giocare una partitella benefica in mezzo al fango per aiutare un bambino malato, che va a cena nei ristoranti ma anche nelle case di famiglie importanti dove regala dimostrazioni di genuino affetto ai domestici. Maradona che diventa addirittura padrino di battesimo del figlio di un ultrà del Napoli. “La foto con Dios” è una galleria inestimabile di 120 scatti e storie, raccontate con uno stile sobrio, per nulla enfatico e proprio per questo ancora più seducente. L’ultima frase di Rainone riassume il senso del tutto: «Il mio ringraziamento più grande va a te, Diego, per aver toccato le nostre esistenze. Ho sempre desiderato anche io poter posare al tuo fianco».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...