MotoGP Misano, assenze, polemiche e l’Italia che fa sognare

Il Motomondiale infiamma la domenica sul Marco Simoncelli...
MotoGP Misano, assenze, polemiche e l’Italia che fa sognare

Più che in ogni altro sport, assistere ad una competizione motoristica impone sempre una partecipazione sensoriale. Te lo ricordi ogni volta che varchi l’ingresso di un circuito; proprio come capitato in occasione del week-end di Misano, 13° tappa del Motomondiale. Il rombo dei motori, l’odore dei gas di scarico, quello della gomma degli pneumatici. I boati dei tifosi che fanno la ola da una parte all’altra dell’autodromo, ad ogni sorpasso, ad ogni staccata, soprattutto quando si infrangono le leggi della fisica e si dettano regole nuove in fatto di manico e talento; e poi i “no” di sgomento urlati dal pubblico quando un pilota cade. Un sentimento collettivo che afferra alla gola e lascia tutti col fiato sospeso, in attesa, perché in fondo lo sai: dopo ogni nuvola di polvere il più delle volte si rialzano; ma certe altre…

E A PROPOSITO... - Pista bagnata e pioggia, si è caduto tanto nella domenica di Misano, tantissimo in Moto2 e in Moto3, ma anche in MotoGP, dove Jorge Lorenzo sbatte il grugno sull’asfalto (proprio mentre era lì, davanti a tutti) e per l’ennesima volta anche su una stagione nera, che lo tira in basso, senza pietà, ogni volta che tenta di spiccare il volo e ritrovarsi campione. L’esatto contrario del suo compagno di squadra, che fa terzo dietro a un implacabile Marquez e a un sorprendente Petrucci, capitallizza, e si gode la meritata testa del mondiale (anche se in condivisione con lo spagnolo della Honda).

ITALIA IN VETTA - Dovizioso e la sua Ducati, quindi. Dopo 43 anni c’è di nuovo un italiano su una moto italiana a comandare i giochi (non si vedeva una cosa del genere dai tempi di Bonera sulla MV). Sono loro a far sognare e a far quasi dimenticare il grande assente di questo GP, l’infortunato Valentino Rossi. Ovunque, in circuito, bandiere col numero 46 e fumogeni giallo/fluo sembrano dire: “Vale, non ci sei, ma siamo tutti qui lo stesso per te”; eppure ovunque, a scaldare l’uggiosa domenica romagnola, si avverte chiaro il tipico calore “rosso Ducati”; calore che, almeno lui, rende un po’ meno brutto, in occasione di paio di cadute e al momento della premiazione, lo spettacolo dei fischi al vittorioso Marc Marquez. Ma solo un po’…

COSÌ NON VA - Perché ok, va bene tifare il proprio pilota e tutto quello che ne consegue. Un po’ meno, esasperare le situazioni e non avere la capacità di saper applaudire una grande performance. Lo spagnolo, nell’ultimo giro di questo Gran Premio di San Marino e Riviera di Rimini, corso in condizioni davvero difficili, ha avuto un coraggio raro, si è preso rischi ben oltre il necessario e lo ha fatto esclusivamente per un motivo, perché sulla sua carta d'identità, alla voce professione, c’è scritto molto chiaro: “Campione”… un colpo di bazooka, il suo ultimo giro ai danni di un comunque grande Petrucci (arrivederci prima vittoria in MotoGP), che ha dipinto la parola “motociclismo” tra i cordoli umidi di Misano. E se ami questo sport, se hai capito davvero cos’è, proprio non lo puoi fare... non puoi fischiare il coraggio di chi rischia la pelle a 300 km/h e non si tira indietro, rendendo unica ogni domenica di MotoGP. 

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