Pecco Bagnaia: «Ora mi faccio sentire»

A tu per tu col 20enne torinese, l’emergente della Moto2 con lo Sky Racing Team VR46, la squadra che con Vale cresce i talenti italiani: «Sono un tranquillo bastardo. Donne? Una, ma sto meglio con la moto»
Pecco Bagnaia: «Ora mi faccio sentire»

TORINO - Maglietta d’ordinanza ma trendy, bermuda discutibili. Francesco Bagnaia è uno dei Valentino’s Boys più emergenti. E più apprezzati. Rivelazione di questo scorso di stagione in Moto2 (2 podi su 5 gare, 9 con due vittorie su 69 in Moto3), dov’è rookie come lo Sky Racing Team VR46, la squadra-fucina del talento a due ruote che s’appresta a vivere il GP più importante, al Mugello. Dopo due secondi posti, per Pecco l’occasione per puntare al bersaglio più grande e ampliare i tatuaggi (tre, ognuno per un grande risultato, compreso il circuito di Assen, la prima vittoria) che ci mostra all’ombra del Caval d' Brons in piazza San Carlo, prima di raccontarsi mangiando riso venere da Chiambretti («l'alimentazione è fondamentale»), parlando di moto, donne, Rossi, futuro. Con un ventenne di Chivasso che a 17 anni s’è trasferito a Pesaro, vicino alla palestra di Valentino, per inseguire un sogno. E che per lo stesso motivo prima ha diviso il letto con Nicolò Bulega («mi tirava i calci»).

Un torinese pilota di moto... non certo una tradizione.

«Parte tutto dalla passione di mio padre e zio Claudio. Andavano a girare in pista. A Vallelunga, al Paul Richard... Mi portavano dietro. E mi sfidavano alla playstation. Poi un Natale è arrivata la minimoto da cross. Ci giravo in giardino, ma non mi piaceva granché. Mi facevano paura i salti».

Non lo dica a Valentino... (sorride)

«Già. A Cavallara io non ci andrei mai, è una pista troppo pericolosa».

E in pista come è arrivato?

«Mi hanno portato ad Alessandria. Con le minimoto è stato amore, ho iniziato a gareggiare. Tre anni, fino al 2008. Dal 2009 MiniGP, vincendo l'Europeo. L'anno dopo in Spagna con la PreGP, da lì è partito tutto e sono arrivato nel Mondiale nel 2013. Team Italia con Fenati, un'esperienza difficile. Poi il team Sky, pure. Ma arrivare dopo momenti difficili rende le cose ancora più belle».

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