Dacia, solo record: un posto «ben preciso nel mercato italiano»

Dopo il 2022 super, parla il Managing Director del brand del Gruppo Renault, Guido Tocci

Tutti le vogliono e (quasi) tutti se le comprano. A dispetto della situazione generale del mercato auto. Il fenomeno Dacia è sempre meno fenomeno e sempre più realtà oggettiva, solida. E se il 2022 è stato l’anno dei record con Dacia capace di salire al quarto posto delle vendite a clienti privati (terzo straniero), con un +12% contro il -16% del mercato generale e col GPL al 36% di quota, a gennaio 2023 è andata ancora meglio. Rispetto al 2022 +14% (sempre tra privati) e quota al 9,9%, mentre la quota del GPL è arrivata al 46%, rinforzando la leadership di Dacia. 

Le parole di Guido Tocci

Guido Tocci, Managing Director Dacia Italia, fatica a contenere l’entusiasmo per numeri che sono lo specchio dei bisogni del cliente medio. 

«Il 2022 è stato un anno fondamentale per la nostra evoluzione. Ha permesso al brand di guadagnarsi un posto ben preciso nel mercato italiano, con un posizionamento chiaro e riconoscibile, anche dai clienti stessi. Oggi, la scelta di chi si approccia a Dacia non ricade più esclusivamente sul prezzo più basso, ma anche sulla ricerca di un valore, come l’essenzialità, alla base della nostra filosofia. Non siamo ancora alla consacrazione, ma poco ci manca. Diciamo che è un’accresciuta maturità. Perché la cosa più importante è riuscire a veicolare la nostra essenza, cioè l’essere concentrati su quello che cerca il cliente. E allo stesso tempo essere attrattivi a livello di design».

Come si spiega questi numeri che esaltano il ruolo di Dacia nel Gruppo Renault, defini- ta dal CEO de Meo bancomat del gruppo o “cash machine”? 

«Intanto, siamo un marchio trasparente, molto chiaro nella comunicazione e con un business model semplice. Quello che trovi sul web, per condizioni e prezzi, trovi in concessionaria, zero sorprese negative. Poi, siamo molto severi con i concessionari nella dichiarazione delle consegne. Oggi diciamo a tutti che se vuoi una Sandero devi aspettare sei mesi. E’ inutile promettere 3-4 mesi, e poi avere tanti problemi nella gestione del follow-up. In più, non facciamo promozioni. Inoltre, abbiamo ridotto tanto la diversità commerciale. Prima dell’arrivo di Luca de Meo a capo del Gruppo Renault, c’erano 2-3 mila combinazioni tra colori, carrozzeria e quant’altro: oggi sono 400. La scelta è diventata pilotata, ma non ridotta. Per finire, il successo del GPL che rappresenta i tre quarti delle nostre vendite» Un trionfo, questo, tutto italiano. 

«È un successo incredibile, che nasconde un aneddoto. Quando ancora lavoravo per Renault spingevamo Parigi a sviluppare il GPL ma ci veniva risposto sempre di no, “perché, - dicevano - è una realtà solo italiana”. Ora il GPL si sta diffondendo in Francia, Spagna e anche Germania. Aver fatto da apripista ci inorgoglisce. Il segreto del GPL? Viene vista come un’alimentazione che non ti penalizza come performance e si porta dietro tutta una serie di vantaggi economici e di emissioni di CO2. Fino a quando non arriverà Jogger ibrida, il GPL resterà il nostro ibrido»

Cosa significa perDacia la strategia dell’essenziale?

«Siamo coerenti con le nuove attitudini al consumo. Cioè la tendenza di aggiungere sempre meno, piuttosto di sottrarre, che può significare togliere qualcosa da una parte e spostarla da un’altra. Un esempio? Non vedremo mai su una Dacia lo scorrimento elettrico del sedili: lo usi due volte l’anno, ma lo paghi tanto. Niente schermi sempre più grandi visto che tutti usiamo il nostro il nostro smartphone... L’essenziale non è un concetto statico, va rivisto anno dopo anno perché arriva sempre qualcosa da prendere in considerazione, diventato essenziale. Da noi lo chiamiamo “Design to cost”. La connettività oggi, ad esempio, è più importante dei cv e dello 0-100 km/h».

Il 2023 è iniziato sulla falsariga del 2022: alla grande. 

«È vero, sta andando benissimo, approfittiamo anche degli incentivi. In Germania e Spagna invece è iniziato malissimo, in Francia così, così. Nel 2023 penso possiamo ripetere il risultato del 2022 e, perché no, migliorarci. Questo dipende molto anche dalle disponibilità di prodotto che avremo, però credo sarà un anno di soddisfazione. Comunque oggi la notorietà su Dacia c’è, siamo conosciuti. Bisogna lavorare sulla positività dell’immagine». 

Come vede il futuro di Dacia e della sua gamma?

«Se guardo a fine 2027 vedo una Dacia molto più presente nel segmento C. Intanto, con il nuovo Duster, 25 cm più lungo, più abitabile, proprio da segmento C. È un prodotto iconico che si porta dietro un messaggio di democratizzazione dei Suv, che allora costavano 3-5.000€ in più. Ha avuto anche una funzione sociale. Un patrimonio di immagine positiva che va capitalizzata con quello nuovo che ho visto ed è davvero molto bello. Arriverà nel 2024, anche ibrido, senza stravolgere il concetto dell’attuale Duster, un prodotto sempre molto Outdoor. Poi nel 2025 arriverà il grande Suv, il Bigster e con questo presidieremo il segmento C.» 

Dica la verità, quando pensate di chiudere definitivamente al Diesel?

«Rispondo con le parole del CEO del nostro brand, De Vot: noi venderemo i Diesel fino al 31 dicembre del 2034... Detto questo, aspettiamo, da qui al 2035 non sappiamo ancora cosa può succedere. Anche perchè oggi l’elettrico conviene molto meno di prima...». 

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