Va detto (non a discolpa della Rossa, ma come spiegazione) che la pista di Salhir sollecita molto le gomme posteriori e dunque enfatizza i limiti di quelle auto che non riescono a usarle bene. La Red Bull, per dire, sembra in grado di sfruttare le gomme ovunque e in ogni condizione. Può essere che a Jeddah, altro asfalto e tracciato diverso, i guai della Ferrari possano essere in parte superati. Il che, ovviamente, non significa che i valori in pista possano capovolgersi, caso mai che il gap dalla Red Bull potrebbe ridursi. E in ogni caso c’è anche da arginare la crescita della Aston Martin, che a Sakhir ha mostrato uno stato di forma straordinario. In genere le squadre più piccole perdono un po’ di slancio durante la stagione, ma adesso - giova ricordarlo - siamo solo alla prime battute...
Se poi venisse confermato che la Red Bull, con un particolare disegno delle sospensioni anteriori (un colpaccio di Newey?), ha trovato un modo per stabilizzare l’altezza da terra della monoposto (l’altezza da terra è sempre importante, ma con queste auto a effetto suolo lo è assai di più), allora tutte le squadre (non solo la Ferrari) dovrebbero fare i conti con la necessità di studiare soluzioni altrui e con l’eventuale difficoltà di adottarle, cosa mai agevole e molto più complicata adesso in tempi di budget cap.
Certo, la mossa di sabato, quella di non dare l’assalto alla pole per salare un treno di gomme, si è rivelata ininfluente (non è colpa, nemmeno questa) di Vasseur. Ma è probabile che, se si ripresentasse una situazione simile in futuro, il muretto della Rossa prenderebbe una strada diversa.
Ma a questo punto non resta che aspettarsi una forte reazione in Arabia Saudita. Dove si può prevedere non vengano testate delle novità (o riproposte, come l’ala mono-pilone). Si cercherà di badare al sodo, riuscirci sarebbe già un buon passo avanti.