La leggenda di Libero Liberati

Nei territori del motociclista che, negli anni '50, seppe riportare la Gilera sul tetto del mondo interrompendo l'egemonia della Mv Augusta

TERNI. Tutto in città ricorda il campione: il moto club (non poteva essere altrimenti), lo stadio e il monumento, realizzato da Carlo Lorenzetti. Un’opera, “Sinergica” realizzata nel 1988 in ferro verniciato, imponente, dedicata a Libero Liberati, campione del mondo nel 1957 nella classe 500 cc. Dal giorno della sua morte, il 5 marzo 1962 (a Cervara, in un incidente stradale, c’è una commovente lapide in ricordo del campione), una città intera - fatto abbastanza singolare trattandosi di un capoluogo di provincia -, ha deciso di celebrare uno sportivo. «Alla gente che mi guarda brillano gli occhi», ha ricordato recentemente il nipote Giancarlo. Eh sì perché nel cuore della città dell’acciaio, tra l’Umbria industriale e la Tuscia, Liberati è diventato un simbolo ancora oggi idolatrato. Eventi, monumenti, conferenze e pure una galleria. Tutto è permeato dal ricordo. Ultima, singolare iniziativa quella per celebrare il 50° della morte di Liberati (5 marzo 2012):  allora venne dedicata al motociclista pure la galleria che collega la Valnerina allo svincolo di Terni Est, proprio lì il centauro perse la vita a seguito di un incidente avvenuto con la sua moto (scivolò sull’asfalto bagnato all'altezza della curva di Cervara). 

La vita
Liberati, soprannominato “Il Cavaliere d'Acciaio” (in contrapposizione a Geoff Duke, conosciuto come il “Duca di Ferro”) e “Il Ternano volante”, prima di iniziare a dedicarsi a tempo pieno al motociclismo, lavorò a tempo pieno nelle acciaierie di Terni. Il punto di svolta nella sua vita fu nel 1950, anno del primo Mondiale disputato con una moto Guzzi Dondolino grazie a una... “colletta paesana”. Il salto di qualità, a livello di competitività ci sarebbe però stato nel 1956 con il passaggio in Gilera e il titolo iridato in 500 conquistato la stagione successiva grazie alle vittorie ottenute in quattro delle sei gare in programma. La stagione 1957, quella sarebbe potuta essere la migliore in assoluto per il neo campione, vide invece Libero tornarsene a casa senza contratto poiché tutti i marchi italiani, che partecipavano a quell’epoca nella classe 500, annunciarono il ritiro per mancanza di fondi. L’unica a rimanere in pista fu l’ Mv Agusta del Conte Domenico il quale curava, personalmente quanto gelosamente, l’affido delle sue moto. Il Conte propose a Libero un assegno in bianco pur di vedere vincere la sua moto con un pilota italiano. Ma Libero rifiutò d’istinto: non poteva correre senza la sua amata Gilera. Liberati sarebbe tornato poi alle corse nel 1962 quando però morì nell’incidente stradale nei pressi di Cervara.

Lo stadio
Intitolato a Liberati a Terni c’è pure lo stadio, che si erge dall’inconfondibile profilo nel quartiere San Martino-Dalmazia. Un impianto (inaugurato il 24 agosto 1969 con un'amichevole tra la Ternana e i brasiliani del Palmeiras) che fa parte del paesaggio urbano della città progettato dall'ingegner Leopoldo Barruchello, lo stesso che ha disegnato il Marcantonio Bentegodi di Verona: i due impianti sono accomunati dal fatto di vedere gli spettatori distribuiti su tre anelli. Negli anni d’oro fu registrato il record di affluenza (45mila spettatori per un Ternana-Roma) mentre oggi la capienza è fissata a 17.460 spettatori, tutti a sedere.

Stefano Pasquino

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