Formula 1, Rosberg vince il Casco d'Oro

Rosberg: «Vedevo questo trofeo nello studio di mio padre Keke ed ero un po’ invidioso...»
Formula 1, Rosberg vince il Casco d'Oro© LaPresse

«Nessuno ancora lo sapeva, ora lo posso rivelare: sarò io a sostituire Nico sulla Mercedes». Alex Zanardi strappa il primo sorriso largo a Nico Rosberg nella notte dei Caschi d'Oro di Autosprint. Lo stress del Mondiale vinto di un soffio, seguito dall'annuncio shock del ritiro, è ancora presente sul volto del tedesco ormai ex Mercedes, che in questi giorni si è sottoposto ad un tour de force di cerimonie e premiazioni (lunedì sera era a Londra). Un tour de force sul quale Nico ammette di aver segnato la data bolognese in rosso, e nemmeno il meteo ferma il campione del Mondo. La nebbia prova a travestirsi da guastafeste, un po' come Lewis Hamilton, ma Rosberg - costretto alla deviazione dopo la partenza da Nizza - non si arrende nemmeno questa volta, atterra a Firenze e inscena un "avanti e indietro" con Bologna.

«Ci tenevo troppo, sono cresciuto vedendo il Casco d'oro per il titolo 1982 nello studio di mio padre, ero un po' invidioso... Ricevere questo premio prima di andare in vacanza è la giusta chiusura, anche perché è qui che è cominciato tutto». In sala, a due passi dal Motor Show, c'è anche Dino Chiesa, l'uomo che fu Toto Wolff 15 anni prima di Toto Wolff: la sua coppia di virgulti nel kart si chiamava Rosberg-Hamilton. «Dino è una figura importante, lui e tanti amici italiani sono il motivo per cui parlo così bene la vostra lingua, e rappresentano il motivo per cui ho un pezzo di cuore italiano» dice Nico. Per questo il Casco d'oro di Autosprint va a Rosberg non soltanto per il Mondiale, ma anche per il virtuale titolo di "pilota più italiano della F1", in attesa che il tricolore torni a sventolare nel Circus. Magari con Antonio Giovinazzi, altro ospite d'onore della serata, dopo il beffardo secondo posto nel Mondiale GP2: «Peccato per l'epilogo - spiega il 23enne pilota pugliese - continuo a sognare un posto in F1».

Un posto in F1 a cui Rosberg ha rinunciato dopo «essere arrivato in cima alla montagna, sono felice perché so che la mia ultima stagione è stata la migliore». Per Emerson Fittipaldi invece «Nico tornerà. Rispetto la sua decisione, ma non sarei sorpreso di rivederlo in F1. E' stato un finale malinconico con tanti ritiri: mi dispiace per l'addio di Felipe Massa, il Brasile rischia di rimanere senza protagonisti in F1». A colmare la lacuna potrebbe essere presto Enzo Fittipaldi, 15enne nipote di Emerson, così promettente da essere diretto alla Prema in F4 italiana e tedesca, sulla scia di Mick Schumacher. L'idea del rientro, però, non è condivisa da Rosberg, che ha piani esotici: «C'è sempre la gelateria che ho comprato a Ibiza. In realtà, prima farò una vacanza ai Caraibi con Vivian e Alaia, per adesso il biglietto è di sola andata. Poi, non ignorerò la F1, la passione di una vita non può svanire: però la guarderò in tv, per questo spero che la Mercedes prenda al mio posto un altro pilota in grado di lottare con Lewis, sarebbe eccitante per il pubblico».

Ma nei confronti di Hamilton, l'effetto magico del ritiro porta parole al miele pronunciate dall'ex compagno di squadra: «Torneremo ad essere amici, come quando eravamo ragazzini e avevamo un sogno in comune: non potevamo essere amici mentre battagliavamo in pista, ma l'amicizia tornerà, vedrete». L'ascia di guerra è deposta, quindi, anche se i brividi di quei dieci giri finali ad Abu Dhabi - con mille pensieri in testa e tre avversari terrificanti in pista nel giro di pochi metri - non svaniranno mai dalla memoria. «Quando ho superato Mad Max Verstappen, pensavo che il più fosse fatto - spiega il campione del Mondo - invece il mio "caro" compagno di squadra (Hamilton) ha deciso di rallentare per far rientrare un Vettel con le gomme fresche e un Verstappen che non molla mai».

«La gestione di quei dieci giri ha fatto sì che Nico meritasse il titolo - aggiunge Zanardi - se fosse capitata a me? Beh, credo che non avrei avuto i nervi altrettanto saldi». Ma Nico ribatte nel modo più convincente: «In tanti dicono che io e mio padre siamo stati piloti differenti, forse è vero, però se c'è una cosa che Keke mi ha insegnato è stata la capacità di non mollare: guardate come sono riemerso dopo le sconfitte del 2014 e del 2015? Ecco, le vittorie, le feste come il podio di Monza quando arringavo la folla in italiano, oppure il Casco d'oro... è questo che mi mancherà della F1. Ma ora è giusto che mia moglie e mia figlia mi abbiano a casa con loro».

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