Mondiale Rally, il nostro diario dal Portogallo

Grandi campioni, ruote tassellate, salti e birra gelata. Ma soprattutto tanta polvere. Dietro le quinte del WRC 2015.
Mondiale Rally, il nostro diario dal Portogallo

PORTO - Se ci fosse anche la Cavalcata delle Valchirie (e l'odore del napalm di prima mattina) il nostro volo in elicottero sopra colline spaccate dal sole e dirupi rocciosi sarebbe tale e quale ad Apocalypse Now. Là in fondo, tra una raffica improvvisa e un eccitante sussulto, scorgi un polverone denso, una scia che macchia l'orizzonte. Guardi meglio e scorgi la Polo WRC di Ogier sfrecciare alla ricerca del quarto trionfo stagionale. Atterriamo con l'arroganza dei padroni dei cieli e un incredulo popolo di panciute canottiere ci accoglie con pacche sulle spalle, birre gelata e fette di pancetta grigliata. E' la gente del rally: sveglia alle 5 di mattina, almeno un'ora di macchina, poi su, a scarpinare per chilometri alla conquista di una vetta e di un posto al sole dove ingozzarsi di polvere, motori e salsicce. Due parole in portoghese, quattro in spagnolo e altrettante in italiano: ecco la lingua franca del Mediterraneo, mentre son brindisi a perdita d'occhio. Intanto un'altra Volkswagen, quella di Latvala si intraversa a due metri da noi, tra il boato del pubblico e le bestemmie di Pedro, signore della griglia, che tenta di proteggere col proprio corpo il puerco dalla polvere bastarda, sottile e perenne. 


LUIS - Osserviamo altre due o tre auto passare a tuono, poi nuovamente il raduno: Luis Moya, galletto spagnolo con due titoli mondiali in carniere come copilota di Sainz, ci richiama all'ordine. Si vola verso il prossimo stage. Lusso necessario, l’elicottero: impossibile seguire col van la corsa, tra strade chiuse, posti di blocco e lunghissime code di auto abbarbicate ai monti. Salutiamo i nostri brevilinei ospiti, "Viva Benfica, viva Juventus" e si va. Luis sgambetta avanti a tutti e col cavolo che smette di parlare nonostante la salita: dopo l'ottima carriera da navigatore ha rifiutato di correre la Dakar con l'amico Sainz per diventare un cronista radiofonico di calcio e il volto di Volkswagen Motorsport nel WRC. E chi meglio di lui per descriverci il tracciato? Il Rally di Portogallo l'ha vinto due volte e queste strade le conosce palmo a palmo: la prima fu nel '91 con Toyota, casa nipponica ormai pronta al ritorno con la Yaris nel 2017. La battaglia dei giganti: i due più grandi colossi al mondo, gruppi da 10 milioni di auto a testa all'anno, si sfideranno per la prima volta anche in pista, pardon su strada. Di una cosa siamo certi: per i giapponesi non sarà facile, visti il talento dei piloti VW e le qualità delle Polo. Il due volte campione Sébastien Ogier non solo sembra destinato a eguagliare le gesta (non diteglielo però, che si infastidisce come solo un francese sa infastidirsi) del divino Loeb ma anche a lanciare Volkswagen nell'iperuranio dello sport che conta. 


QUI NON E' HOLLYWOOD - Certo, non è come la Formula 1. Ma del resto nulla è come il Circus. Anche fortunatamente però. Vero, qui nel paddock non ci sono né un DiCaprio né un'Irina Shayk o un Adrien Brody a nobilitare l'ambiente, anzi. Venerdì sera Robert Kubica (a proposito di F1) riporta la sua Ford Fiesta miracolosamente illesa al Service Park: dopo aver risposto alle nostre domande e “cazzeggiato” un po' con il pubblico, il polacco tira fuori dalla tasca un panino avvolto nella carta stagnola e se lo mangia appoggiato al cofano, con la nonchalance di un camionista in sosta a Roncobilaccio. Altro che champagne. Qui usa così: è bello perché è vero, rustico, tangibile. C'è il contatto coi piloti e se tiri per la tuta un Mikkelsen per fargli due domande non ti becchi una diffida ma al massimo un sorriso. 


SITUAZIONE CALDA - Finalmente domenica. Eccoci a Fafe, ultima power stage e mitico salto fin dagli albori del mondiale. Veniamo preventivamente avvertiti che la situazione sarà "calda". Nei giorni precedenti il pubblico era stato ammirevolmente rumoroso, ma non troppo numeroso, quindi non prendiamo veramente sul serio la notizia. Atterriamo e c'è un mare di gente: per avvicinarci al salto guadiamo una palude di gambe, bottiglie, fuoristrada e bambini belli sorridenti mentre ingoiano l'ennesima cucchiaiata dell'onnipresente polvere. A ogni passaggio un tumulto, poi il nulla, fino a quando la marea bianca non svanisce dalle nostre teste. Nel frattempo Latvala vince un'emozionante testa a testa col compagno di squadra Ogier, mentre il giovane Mikkelsen completa il trionfo Volkswagen spazzando via ogni velleità Citroen e Hyundai. Tripletta del team tedesco, grandi abbracci nei box e l'immancabile spumante a battezzare i meccanici e le nostre camicie. E' già finita. Sulla strada verso l'aeroporto si tenta di togliere la polvere da capelli, abiti e qualunque orifizio e cavità. La colonna sonora per il volo è chiara: Another one bites the dust dei Queen, mentre il pensiero corre già al Rally di Sardegna. 

 

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