Mondiale Rally 2016, Volkswagen vince a Montecarlo

Al debutto stagionale trionfo di Ogier con la Volkswagen, che guarda già al 2017 con l’arrivo di Toyota per una sfida che dal mercato passa allo sport
Mondiale Rally 2016, Volkswagen vince a Montecarlo

Stereotipo trito e ritrito ma sempre valido, qui siamo ad anni luce dall'asettica e conformata Formula 1. E nonostante l'allure monegasco imponga sempre un certo aplomb, per gli uomini del team campione in carica sbottonarsi non significa infrangere l'etichetta. Che gli arditi accampati sul Col de Turini, 1600 metri di neve, freddo e vin brulé hanno diritto di sapere cosa succede dietro le quinte, di sbirciare dietro il telo di un baraccone il cui obiettivo finale è da sempre uno e ben chiaro: far vendere auto. Vinci con la Polo alla domenica, al lunedì i concessionari ne vendono di più. Almeno si spera. 

STESSA STORIA - Il copione del week end che inaugura il World Rally Championship 2016 è un remake del film visto durante la stagione scorsa. Il tre volte campione del mondo Sebastién Ogier sempre (o quasi) davanti, al volante della sua Polo R, seguito da tutti gli altri. In primis il giovane compagno di team Mikkelsen, talentuoso norvegese secondo davanti al belga Neuville, che con la sua Hyundai rompe la monotonia di un podio che sarebbe potuto essere nuovamente tutto Volkswagen se Latvala non avesse rotto le sospensioni al sabato mattina. 

JACKIE E JEAN - Che il Rallye di Montecarlo non sia una gara come le altre lo si capisce subito. Negli altri round del mondiale non trovi Jakie Ickx a “cazzeggiare” amabilmente nel parco assistenza o Jean Todt a fare le veci del padrone di casa in sala stampa. O il Principe Alberto a premiare il vincitore con tanto di pacche sulle spalle. O tutto il contorno di Bentley, champagne, yacht da 50 metri e circo annesso. Nonostante le brutture architettoniche da hinterland meneghino, Montecarlo è sempre patria del lusso e tempio del motorsport, dove ogni centimetro d'asfalto profuma di gloria e sussurra i nomi di Lauda, Senna e Schumacher. 

ERBA E SASSI - “Montecarlo è un rally particolare, sia per la scelta delle gomme, per via dell'asfalto e della neve, sia per l'ambientazione” non si stanca di ripetere Luis Moja, già due volte iridato come navigatore di Sainz e ora ambasciatore del team di Wolfsburg. Pardòn, di Hannover. I 190 dipendenti di Volkswagen Motorsport sono infatti un'appendice in perenne movimento del colosso tedesco: circa 80 persone seguono le tappe europee, 50 le intercontinentali, al seguito dei container che portano auto e materiali dal Messico alla Cina. “Paesi e mercati sempre più importanti – prosegue Luis -  Abbiamo molte speranze per il rally di Cina. Magari non per il primo anno, certo: nel 2004 in Messico, c'erano circa quattro spettatori, di cui due erano bambini che tiravano sassi contro le macchine. Nel 2015 alla partenza c'erano 50 mila persone. Per la Cina nutriamo grandi aspettative per promuove il marchio nel più grande mercato del mondo. Pensate che quando siamo andati per la prima volta c'erano erba e ragazzini fumati ovunque. E speriamo anche di tornare a correre in Africa.”. Se la ride, Luis, ripensando ai tempi eroici con Toyota, ai suoi anni d'oro del grande Real, quando per ogni gara si portavano 3 mila gomme, mentre ora tutto il team ne ha a disposizione 240 a round. Spending review, nuovi mercati da conquistare, ottimizzazione, mentalità manageriale: forse c'è meno romanticismo di un tempo, ma probabilmente c'è un'etica maggiore. 

THE CLASH – Tornando a Toyota e all'atteso clash of titans del 2017, Moja non ha dubbi: sentimentalismi a parte, l'arrivo di un peso massimo come il Gruppo giapponese non può che far bene a tutti. “Se vuoi essere il migliore devi batterti con i migliori”, chiosa lo spagnolo. Se nessuno insidia il campione la cintura perde valore. Così come la borsa. Non la vede propriamente così il direttore tecnico del team, Demaison: “Toyota sarà certamente un buon competitor ma non abbiamo intenzione di fare una classifica dei nostri avversari”. Da una parte si dice “finalmente arriva un grande sfidante”, dall'altro si minimizza calcisticamente, della serie “l'importante è fare bene, gli altri non ci interessano”. Chi certamente augura il meglio ai propri ragazzi è Jost Capito, il numero 1 del motorsport Volkswagen in partenza per un'avventura in F1 con McLaren: “Alla squadra lascio un presente di successo ma sono sicuro che il futuro sarà ancor più di successo. L'arrivo di Toyota? Farà bene allo show: avere nel WRC quattro su cinque tra i maggiori costruttori di auto sarà un grande stimolo per il campionato”. In effetti il glorioso WRC, almeno in Europa sembra avere bisogno di una scossa: un grande spettacolo orchestrato alla perfezione, sebbene quest'anno sul Turinì ad attendere i piloti non c'era un'armata in attesa, piuttosto un manipolo di veterani. Ma il motorsport per crescere ha bisogno di giovani. E di neopatentati. 

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