Le Mans, nel 2006 la prima vittoria di un diesel, targata Audi

Al volante c'erano Frank Biela, Emanuele Pirro e Marco Werner. Il motore 12 cilindri aveva700 CV e una coppia di 1.100 Nm
Le Mans, nel 2006 la prima vittoria di un diesel, targata Audi

Innovare e rinnovarsi, così la 24 Ore di Le Mans ha saputo costruire il proprio mito e mantenerlo vivo nel corso di quasi un secolo, scrivendo la storia dell’automobilismo e dando un contributo prezioso all’evoluzione della tecnica. Ecco dunque una breve carrellata delle tappe signficative che hanno caratterizzato le sfide sul circuito della Sarthe.  Fin dalla prima edizione appare chiaro che bisogna superare i problemi creati da una rete di strade sterrate. Una difficoltà che gli americani avevano già sperimentato sullo Speedway di Indianapolis, dopo la prima edizione del 1909, provvedendo poi a rivestire la pista con 3,3 milioni di mattonelle. A Le Mans si corre nel 1923 con un rivestimento composto da un misto di catrame e pietrisco sul rettilineo delle Hunaudières fino alla curva Mulsanne e nel 1926 il trattamento è applicato all’intero circuito.

L’alba è il momento più temuto della 24 Ore, per il cambio della luce, per la stanchezza e anche perché non è raro che si manifestino fenomeni di foschia e nebbia. Nel 1926 vienne montato sulle Lorraine-Dietrich un terzo, grosso faro sulla calandra centrale, che vale a quest’auto il soprannome di Ciclope. Le tre B3-6 monopolizzano il podio e, anche se sarebbe eccessivo pensare che il merito sia del faro supplementare, l’aiuto di questo nuovo accessorio viene pubblicamente riconosciuto. Nel 1963 la Ferrari 250P guidata la Ludovico Scarfiotti e Lorenzo Bandini vince la 24 Ore di Le Mans portando per la prima volta al successo un’auto con motore posteriore. Ed è quasi un paradosso visto che proprio Enzo Ferrari si era opposto a lungo a questa soluzione tecnica sostenendo che “i cavalli tirano il carro, non lo spingono”.

Ma la prima auto a trazione posteriore si era vista a Le Mans nel 1949, una Renault 4CV preparata da Camille Hardy, un pilota privato che aveva tentato l’avventura contro il parere stesso della Renault che giudicava la vettura non adatta alla corsa. Hardy, effettivamente, si deve ritirare per un problema al motore, ma la strada è stata aperta. Con il crescere delle prestazioni l’attenzione dei tecnici si focalizza su un tema ritenuto determinante per la vittoria: migliorare l’efficacia dei freni e la loro durata. La soluzione è troata dalla Jaguar che nel 1953 monta sulle Type C un sistema rivoluzionario, i freni a disco. Non siamo di fronte ad un’invezione originale ma ad una rivisitazione in chiave automobilistica di un dispositivo che era stato inventato per favorire l’aterraggio dei velivoli sulle portaerei. La Jaguar festeggia con una doppietta e i freni a disco faranno la loro comparsa nella produzione di serie sulla Citroen DS.

Oggi li troviamo perfino sulle bicilette. Un terzo della 24 Ore si corre al buio e bisogna fare in modi che i piloti abbiano la migliore visibilità possibile. Nel 1962 la Ferrari vince con l’equipaggio composto da Olivier Gendebien e Phil Hill; la 330 TRI/ LM utilizza per la prima volta fari alogeni ai vapori di iodio che sono in grado di raddoppiare la portata del fascio luminoso rispetto a quelli tradizionali. A partire dal 1965 tutte le auto che corrono a Le Mans montano fari alogeni. Nel 1967 la Michelin si presenta con un prodotto rivoluzionario, la gomma slick. Gli ingegneri del costruttore francese sostengono che una gomma comìn battistrada liscio assicura migliore tenuta e trazione su asfalto asciutto.

Le gomme vengono sperimentate sulla Alpine A210 di Vinatier/ Binchi, che vince nella categoria 1600 cc. e per la prima volta ottiene un tempo sul giro inferiore ai 4 minuti.  Nel 1998 l’americano Don Panoz presenta a Le Mans l’Espeante GTR-1 Q9, prima vettura ibrida. L’auto non si qualifica ma la via è aperta e l’Audi R18 e-Tron sarà la prima ibrida a vincere nel 2012. Nel 2006 l’Audi sfata quello che è considerato un vero e proprio tabù nel mondo delle corse, presentandosi a Le Mans con la prima auto spinta da un motore diesel. La R10 monta un 12 cilindri di 5.550 cc. con un potenza di circa 700 CV e una coppia “mostruosa” di 1.100 Nm, disponibile fin quasi dal minimo. I valori di coppia e la straordinaria elasticità del motore permettono inoltre di utilizzare un cambio a 5 marce invece delle 6 della R8. La R10 stravince l debutto con Biela, Pirro e Werner. Un’altra rivoluzione è stata compiuta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...