Mario Biondi, il Barry White italiano ama le Mercedes d'epoca

Dal numero di luglio di AM l'intervista esclusiva all'artista catanese dopo la pubblicazione dell'ultimo album, Beyond.
Mario Biondi, il Barry White italiano ama le Mercedes d'epoca

La musica, d’accordo. Ma anche le automobili colorano la vita di Mario Biondi, il cantante catanese che sta riscuotendo in questi ultimi tempi un grande successo anche all’estero. Biondi è un assiduo frequentatore delle mostre di auto d’epoca e possiede lui stesso qualche “pezzo” interessante. “Quando ho ottenuto i primi successi, mi sono regalato una Mercedes SL del 1997 con interni personalizzati Designo. Un pezzo raro, costruito in soli 10 esemplari...” si vanta l’artista che sta spopolando con il suo ultimo cd “Beyond”. “Adoro i modelli degli anni d’oro ma per le Mercedes Benz ho sempre avuto un debole, forse per le iniziali del mio nome: M.B. come Mercedes Benz!”

Ci scherza sopra questo artista dalla voce bassa e tonante: quando passa in radio un suo brano, si scopre subito chi sta cantando anche se il solito dee-jay petulante non ha ancora anticipato il nome dell’artista. La timbrica di Mario Ranno, vero nome di Mario Biondi, è unica. È calda e profonda, ed è l’inconfondibile griffe artistica di questo singer catanese, apprezzato forse più all’estero che da noi. Negli Usa e in Giappone Biondi spopola ed è conosciuto come il Barry White nostrano: Burt Bacharach lo stima come pochi altri, il mondo del jazz lo invita sempre a festival di livello mondiale e il suo tour sta toccando Paesi lontanissimi come l’Australia, il Giappone, la Russia... Il tutto ispirato appunto da “Beyond”, disco di inediti che segue “Sun”, best-seller del 2013 e dai due cd natalizi “Mario Christmas” e “A Very Special Mario Christmas”. L’album contiene tredici tracce, tutte cantate rigorosamente in inglese. Tra i collaboratori Doc troviamo i Dap-Kings, gruppo musicale funk/soul di Brooklyn e band di Sharon Jones che ha suonato per Amy Winehouse. Tra gli autori dei brani, Bernard Butler (ex chitarrista degli Suede) e D.D.Bridgewater.

Biondi spiega: “Il ritorno a un album di inediti è una tappa fondamentale per cercare nuove strade musicali e scoprire dove si può arrivare. Un disco non è più soltanto un disco: Beyond offre contenuti multimediali particolari che saranno delle sorprese per chi lo acquista. Inquadrando la copertina dell’album tramite Blinkar, un’innovativa applicazione disponibile gratuitamente su App Store e Google Play Store, sarà possibile sbloccare il primo di una serie di contenuti inediti che saranno resi disponibili nel corso delle prossime settimane. La musica non ha limiti nè confini”. Il disco ha un respiro internazionale anche nell’esplorazione delle radici musicali: “In Beyond trovate un po’ di tutto: il pop, il blues, le ballate romantiche, il jazz, il rock e persino il pop. All I want is you è un regalo di Dee Dee Bridgewater. Mentre Heart of stone è la ripresa di uno stile che io amo molto, quello della Motown americana qui rivestita dai Dap Kings. Love is a temple, viceversa, è una melodia che avevo in testa da un paio d’anni ma alla quale non riuscivo a dare forma. Ma le canzoni sono come i figli, ti dicono loro quando sono pronti a volare da soli. E questo brano ora lo è”. Chiude il disco un delizioso vaudeville dallo stile reggae: Where does the money go. “Canto e chiedo scherzosamente: la crisi c’è ma dove finiscono i soldi? Da che parte vanno? Una domanda che mi sono fatto anche personalmente: lavoro come un pazzo, faccio concerti ma i soldi, alla fine, che strada hanno intrapreso?”.

Biondi, 45 anni, è conosciuto in tutto il mondo come il Barry White italiano. Lui ne è onorato ma, al contempo, prende un po’ le distanze da questo che è ormai un assunto: “Il fatto di essere accostato al grande Barry mi diverte ma, in verità, non mi sono mai sentito così simile. Mi sento accostato a lui spesso, me lo dicono ovunque, persino quando canto in Giappone. Ma temo di usurparne il mito…”. Sono altri gli artisti che hanno ispirato questo omone alto 1 metro e 96 centimetri, papà di sette figli (“Hanno dai 7 mesi ai 18 anni, ogni tanto li porto in Sicilia. Vengono ad ascoltare i miei brani e a commentarli. Mia figlia Marica ha anche fatto i cori in alcune canzoni”, dice). Un riferimento musicale di Biondi resta Al Jarreau: “Ascolto di tutto: apprezzo l’hip hop, il nu-soul, ma anche la chitarra di Dodi Battaglia e non mi precludo niente, neanche Lady Gaga... Ma Al Jarreau è stato il simbolo musicale dei miei anni di adolescenza a Catania. La sua capacità di transitare dal jazz classico al soul, per approdare alfine alla dance ha timbrato il mio modo di essere artista a 360 gradi ”.

 

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