Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio, parola al collaudatore

Il collaudatore Armando Bracco ha portato la Giulia Quadrifoglio sulla pista Handling del proving ground di Balocco, mettendola alla prova in condizioni estreme
Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio, parola al collaudatore

ROMA – Probabilmente è l’auto di cui si è più parlato (e si sta ancora parlando) negli ultimi 10 anni, quella del ritorno di Alfa Romeo alla trazione posteriore e quella del rilancio del marchio di Arese su scala globale. Si, lei è l’Alfa Romeo Giulia, le cui vendite procedono ormai a pieno regime e la cui gamma è stata appena ampliata dalla versione 2 litri turbo benzina. Fino a pochi giorni fa, invece, l’unica versione “non diesel” era la Quadrifoglio, cioè una supercar travestita da berlina spinta da un 2.9 V6 bi-turbo da 510 CV. Un’auto nata e progettata con lo scopo di esaltare il piacere di guida, con prestazioni di alto profilo, visto lo 0/100 km/h in 3,9 secondi e la velocità massima di 307 km/h.

Ma il carattere e le peculiarità della Giulia vanno oltre la scheda tecnica, che comunque parla di distribuzione dei pesi 50:50, albero di trasmissione in carbonio e torque vectoring sull’asse posteriore. Un insieme di caratteristiche che unite all’Alfa D.N.A. rendono l’esperienza di guida pressoché unica. Per spiegarlo e mostrarlo al meglio, il collaudatore Alfa Romeo Armando Bracco ha portato la Giulia Quadrifoglio sulla pista Handling del proving ground di Balocco, mettendola alla prova in condizioni estreme ed esibendosi anche in qualche bel “traverso”. 

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