Toyota C-HR, passione e ragione

La nuova crossover punta molto sul fascino delle linee quasi da coupé per imporsi in una fascia di mercato alquanto ambita.
Toyota C-HR, passione e ragione

Quello delle crossover è un fenomeno recente nella storia dell’automobile che però in questo decennio ha raggiunto dimensioni così grandi da attirare le Case dalle più svariate caratterizzazioni, da quelle generaliste a quelle premium, fino a quelle dall’immagine sportiva di altissimo livello e alle più aristocratiche. Particolarmente affollata è la fascia dei modelli di dimensioni compatte, un po’ sotto i 4 metri e mezzo di lunghezza, quella in cui debutta la Toyota C-HR. La Casa giapponese è stata pioniera di questo tipo di veicoli nel 1989 quando al Salone di Tokyo presentò la concept car RAV Four che nel 1994 andò in produzione con la sigla RAV4, ovvero Recreational Activity 4-wheel drive. Fu il primo SUV ed ha avuto successo per molti anni, tanto da essere giunto nel 2015, dopo oltre 6 milioni di esemplari venduti, alla quinta generazione.

Mentre le dimensioni della RAV4 crescevano (la prima era una 3 porte lunga 3,70 metri) nel panorama automobilistico si è creato spazio per SUV più piccoli e la trazione integrale è diventata sempre meno una priorità: così anche i SUV sono entrati nella grande categoria delle crossover, veicoli che riuniscono le caratteristiche di vari tipi di vetture, essenzialmente un po’ station wagon, un po’ fuoristrada. Toyota cerca di sparigliare le carte vestendo le classiche peculiarità delle crossover con linee molto dinamiche, fuori dal convenzionale, per conquistare l’appassionato facendo leva sull’aspetto emotivo, sul desiderio di avere un’automobile che si stacchi nettamente dalle altre. Gli esperti della Casa hanno infatti scelto di conservare sul modello di serie gli stessi tratti della concept car, dopo aver valutato attentamente le reazioni del pubblico che l’aveva vista prima al Salone di Parigi 2014 e poi a quello di Francoforte 2015, con la determinazione di realizzare una crossover che visivamente richiamasse una coupé.

Del resto la prima lettera della sigla C-HR sta proprio a indicare Coupé, mentre le altre due sono le iniziali di High Rider, cioè guida alta. Il disegno originario è opera della sede californiana del Calty, lo studio di design che la Toyota ha negli USA, ma alla definizione finale delle forme hanno contribuito anche gli uffici stile europeo e quello della sede centrale in Giappone, sotto la direzione del designer in capo del progetto, Kazuhiko Isawa. A conferire la linea da coupé alla C-HR sono il tetto leggermente digradante e ancor più la finitura del padiglione ad arco nella zona posteriore accompagnata dalla presenza di uno spoiler sottile e pronunciato sopra il lunotto. L’effetto di un’unica porta per fiancata è invece ottenuto mimetizzando la maniglia della seconda portiera nel montante posteriore.

L’abitacolo, disegnato con grande accuratezza dal centro stile europeo, offre sedili anteriori ampi e avvolgenti e una plancia dall’andamento piuttosto movimentato con la consolle centrale orientata verso il guidatore. Il tono dell’ambiente naturalmente è sportivo, i materiali di rivestimento propongono eco-pelle, nappa per le zone di maggior contatto e tessuto tecnico per gli elementi funzionali mentre l’illuminazione dei comandi e della leva del cambio arriva a interessare anche il portabevande sul tunnel centrale. Al centro della plancia balza all’occhio il grande display tattile di 8 pollici che funge da interfaccia con il sistema multimediale Toyota Touch 2 di ultima generazione. L’atmosfera può essere resa ancora più coinvolgente con l’adozione di un potente impianto hi-fi JBL da 576 Watt e 9 altoparlanti. Le possibilità di personalizzazione includono i sedili con rivestimento in pelle, il loro riscaldamento, i vetri oscurati. Esteriormente invece si possono scegliere cerchi in lega da 18” e vernice metallizzata bicolore.

Fra gli optional figura anche il sistema di parcheggio semiautomatico S-IPA (Simple Intelligent Park Assist), un aiuto in linea con la vocazione cittadina della C-HR, mentre è di serie l’insieme di assistenze Toyota Safety Sense Plus, che raggruppa dispositivi di sicurezza importanti in ogni situazione, in città come in autostrada, dal sistema pre-collisione con rilevamento dei pedoni all’avviso di superamento involontario di corsia, dal riconoscimento della segnaletica alla commutazione automatica degli abbaglianti, al cruise control adattivo. Il TSS Plus conferma l’attenzione che la Toyota ha dedicato alla sicurezza e al dinamismo della C-HR, per ottenere una crossover dal comportamento adeguato allo stile di guida e alle strade europee. Un aspetto di cui si è occupato molto da vicino Hiroyuki Koba, l’ingegnere capo del progetto, appassionato di pilotaggio, che dopo aver percorso migliaia di chilometri sulle strade del nostro Continente ha deciso che fosse fondamentale assicurare alla C-HR una grande precisione di guida e prestazioni simili a quelle di una buona vettura compatta.

Molto importante per il conseguimento di questi obiettivi è stata la piattaforma TNGA (Toyota New Global Architecture) che la Casa ha utilizzato per la prima volta sulla più recente generazione della Prius e che permette grande libertà di messa a punto. Studiata e realizzata in modo da abbassare il baricentro dell’intera vettura, la TNGA dispone anche di sospensioni posteriori a doppio triangolo, riunendo così caratteristiche molto importanti ai fini della stabilità e della tenuta di strada. Come la Prius, la C-HR beneficia della più recente generazione del gruppo ibrido formato dal motore a benzina di 1.8 litri e da uno elettrico che insieme producono 122 cv per una percorrenza di 27,0 km/ litro. In alternativa è disponibile il nuovo 1.2 turbo che ha esordito sulla Auris: eroga 116 cv, è associato a un cambio automatico CVT e sulla C-HR permette di coprire 17,5 km/litro. Infine, la C-HR non dimentica la progenitrice RAV4 e si propone, oltre che con la trazione anteriore anche con quella integrale, abbinabile al motore a benzina.

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