Volkswagen festeggia 80 anni, dal Beetle al futuro elettrico

Il 28 maggio 1937 in Germania veniva fondata la società che avrebbe dato vita al più grande produttore di auto al mondo
Volkswagen festeggia 80 anni, dal Beetle al futuro elettrico
Nel maggio del 1937 il Re d’Italia era Vittorio Emanuele III, il Presidente del Consiglio Benito Mussolini. La Germania era retta dal regime nazionalsocialista, che al pari di quello fascista esaltava i progressi tecnologici. Erano gli anni delle grandi sfide tra Alfa Romeo e Mercedes alla Mille Miglia, il decennio di Nuvolari, Caracciola e Varzi. Senza clamori, lontano dagli allori delle competizioni, il 28 maggio veniva fondata la Gesellschaft zur Vorbereitung des Deutschen Volkswagens mbH, più o meno traducibile in società per la produzione dell’auto del popolo tedesco.
 
Nasce, timidamente, la Volkswagen. Destinata a diventare il più grande produttore di auto al mondo, proprietaria di 12 marchi, 120 sedi con 620 mila dipendenti, capaci di produrre oltre 10 milioni di veicoli all’anno. L’idea di motorizzare il popolo tedesco era nei piani del partito nazista da alcuni anni e nel ’34 era stato contattato Ferdinand Porsche, ancora ben lontano dal fondare il marchio che porta il suo cognome, tutora parte della famiglia Volkswagen. Ferri, geniale ingegnere il cui primo prototipo risaliva al 1898, progetta il Maggiolino. La prima macchina democratica nella storia dell’automobilismo, venduta nei decenni successivi in 21,5 milioni di unità, nasce sotto l’egida di una dittatura. 
 
Sempre maggio, un anno dopo. Sull’Europa si addensano sempre più cupi i nembi della guerra e sul canale di Mitteland, a est di Hannover, viene posata la prima pietra di quello che oggi è il quartier generale di Wolfsburg, per la produzione della Typ 1, ossia la prima versione del Maggiolino. Tuttavia le impellenti esigenze belliche limitano la produzione della vettura a soli 650 esemplari fino al 1945. Per vedere su strada l’auto del popolo è necessario attende la fine del conflitto, quando la fabbrica di Wolfsburg passa sotto il controllo degli alleati, sotto la cui amministrazione nasce anche il progetto Transporter, il mitico Bulli.
 
Nel ’52 Volkswagen inizia a esportare oltreoceano, prima in Canada, poi in Brasile. Il marchio nato sotto il nazismo diventa uno dei simboli del miracolo economico tedesco. La crescita è esponenziale: nella prima metà degli anni ’70 vengono presentate in rapida successione prima la Passat, poi la Golf e la Polo, le auto del popolo globale di fine secolo. Ne vengono venduti milioni di esemplari, consentendo a Volkswagen di diventare uno dei maggiori produttori di auto al mondo e di acquisire altri marchi storici.
 
Il primo brand a entrare nella famiglia era stato Audi, la ex Auto Union, nel ’69, seguito dallo spagnolo Seat nell’86, dal ceco Skoda nel ’91. Poi Bentley, Bugatti e Lamborghini nel ’98, la stessa Porsche nel 2009, anno in cui il marchio di Stoccarda viene acquisito al 100%. L’ultimo decennio si apre con l’acquisizione di Man, Ducati e più recentemente Scania. Le future strategie sono state delineate nella Toghether Strategy 2025, piano a lungo termine figlio anche del Dieselgate: digitalizzazione, guida autonoma e la prima auto elettrica del popolo. 
 

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