Le donne saudite potranno guidare moto e camion

Anche le due ruote e i veicoli pesanti tra i mezzi che, da giugno 2018, potranno essere guidati dalle donne in Arabia Saudita
Le donne saudite potranno guidare moto e camion

Era lo scorso settembre, quando la notizia dello storico decreto voluto dal re Salman, grazie al quale le donne protranno conseguire la patente di guida a partire da giugno 2018, irrompeva sulla scena, mettendo fine ad un divieto per via del quale il regno wahabita era l'unico al mondo a non concedere questo diritto. Un passo in avanti epocale, per le saudite, obbligate finora a spostarsi in auto solo con un autista o con un uomo della loro famiglia. Quello che mancava, però, era definire i confini della nuova legislazione a livello burocratico ed amministrativo, così come l’organizzazione di appositi corsi di scuola guida.

Un processo che si va delianeando in maniera sempre più chiara. A partire dalla notizia secondo la quale, tra i mezzi “consentiti”, ci saranno anche le due ruote, quindi moto e scooter, come riporta l'agenzia saudita Spa. Ma non solo, le donne, a partire da giugno 2018, potranno mettersi persino alla guida di un camion. Inoltre, non verrà fatta distinzione di genere tra i guidatori (uomini e donne), salvo alcune misure particolari in caso di reati o incidenti gravi, che prevederanno l’utilizzo di stazioni di polizia riservate alle donne, qualora siano coinvolte. 

Una decisione, l’apertura alle donne da parte di Ryad, che punta da un lato ad un generale ammodernamento delle politiche sociali all’interno del paese, dall’altro ad aumentare il numero di utenti della strada per dare nuovo impulso all’economia saudita, gravemente colpita, dalla metà del 2014, dal calo delle entrate petrolifere.  Senza contare l’effetto benefico sul fronte occupazionale. Con l’attuale normativa, infatti, in Arabia Saudita vige un totale divieto per le donne di spostarsi su mezzi privati senza conducenti di sesso maschile, con ripercussioni pesanti sulla possibilità di lavorare. La nuova normativa punta ad invertire la tendenza, aumentando la partecipazione femminile alla forza lavoro fino al 30% nel 2030, contro l’attuale 22%.

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