Alfa Romeo, la storia del Biscione, seconda parte

Lo speciale dedicato ai 105 anni dell'Alfa: dalla Giulia all'Alfa 6 passando per l'icona Duetto.
Alfa Romeo, la storia del Biscione, dal Duetto all'Alfa 6

La seconda metà degli anni ’50 per il marchio Alfa è un periodo esaltante: il debutto della Giulietta nel ’54, l’Alfamania a livello internazionale, i successi sportivi. Nel 1957 le vetture Alfa conquistano 142 vittorie nelle diverse categorie Turismo. Il Portello non è più sufficiente a supportare una produzione sempre più di massa: nel 1960 inizia così la costruzione dello stabilimento di Arese, a circa 15 km da Milano, da cui tre anni dopo uscirà la prima vettura, una Giulia.  


Erede della Giulietta, è una berlina a tre volumi con un’inedita linea a coda tronca. Il dna è sempre Alfa e Giulia viene declinata anche nelle versioni sportive, come la TZ e TZ2 e la GTA. La famiglia ben presto comprende anche la coupé, Giulia Sprint GT e con la celebre Spider, tutte versioni rese poi celebri grazie alle apparizioni nei “poliziotteschi” del decennio successivo. La passione per l’Alfa valica definitivamente l’oceano e negli Stati Uniti nasce l’Owners Club USA, a cui aderiscono gli amanti del marchio che possiedono una vettura Alfa Romeo, moderna o d’epoca. Come il decennio precedente anche i favolosi anni ’60 sono arricchiti da decine di successi sui circuiti di tutto il mondo, complice la società di elaborazioni Autodelta, fondata da Carlo Chiti: uno dei suoi primi capolavori è la Giulia Sprint GTA con motore 1600 con testata a doppia accensione che vince il Challenge europeo dal ’66 al ’68. 

L’apice della fama viene raggiunto nel 1967, con la complicità del regista Mike Nichols che utilizza la nuova Alfa Spider “Duetto” come auto di scena ne Il laureato. Il giovane Dustin Hoffman al volante della sua Osso di seppia sulle strade della California è un’immagine simbolo del cinema contemporaneo e contribuisce a rendere il modello un cult generazionale.  Progettata da Pininfarina è tutt’oggi uno dei modelli più rappresentativi del marchio: rimasto in produzione (nelle diverse generazioni) per 26 anni è anche l’auto più longeva della storia Alfa. 


Gli anni ’70 sono alle porte e l'azienda procede col vento in poppa: la Giulia viene sostituita dalla 1750, in omaggio alla progenitrice degli anni 30, mentre sul fronte sportivo l’Alfa macina successi nel mondiale marche con la spettacolare 33/2 litri con motore posteriore 8 cilindri. Stesso propulsore che nel ’70 viene montato sull’ambiziosa Alfa Montreal, stradale sportiva disegnata da Bertone in grado di erogare 200 cv e di superare i 220 km/h. 

Nel ’72 un modello destinato a entrare nell’immaginario collettivo di un’intera generazione di italiani, l’Alfetta, raffinata e potente berlina cui sarebbe seguita nel ’74 l’Alfasud. Sono anche gli anni della 33 TT 12 mostro 12 cilindri da 500 cv che trionfa nelle più importanti gare di endurance. Nel ’77 la nuova Giulietta, erede diretta dell’auto della svolta presentata 20 anni prima: grazie alla linea a cuneo, frontale basso e coda alta diventa ben presto la “sportiva per tutti”.

Alfa Romeo, la storia del Biscione, prima parte, dalle origini all'Alfamania


Sono gli anni della crisi petrolifera e se dal lato sportivo l’Alfa si impegna sempre di più, tanto da tornare in Formula 1 in qualità di costruttore nel 1979, da quello della produzione è necessario trovare soluzioni che possano andare in contro alle mutate esigenze degli automobilisti. In quest’ottica nasce la prima turbodiesel italiana, l’Alfetta 2000 TD, mentre il decennio si chiude con l’alleanza Alfa con i giapponesi di Nissan, da cui sarebbe nato uno dei progetti più controversi del marchio, l’Arna. 

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