Olimpiadi, le spillette olimpiche come i Pokemon a Rio 2016

Una vera e propria mania che coinvolge tutti i protagonisti dei Giochi
Olimpiadi,  le spillette olimpiche come i Pokemon a Rio 2016

RIO DE JANEIRO - C’è una piccola Olimpiade in corso a Rio de Janeiro, parallela a quella reale che vede impegnati i più grandi atleti del pianeta. A partecipare a quelli che possiamo chiamare i “Giochi delle spille olimpiche” sono, praticamente, tutti i protagonisti di Rio 2016. Dai giornalisti ai volontari (i più temibili), dagli autisti delle navette agli spettatori, e c'è anche qualche atleta. Tutti a caccia di una nuova spilletta con l’insegna di un’Olimpiade, che sia quella attuale con le sue tante varianti, o quelle del passato, che restano le più ambite.

COME I POKEMON - Le Olympic Pins, come le chiamano gli inglesi, sono diventate i nuovi Pokemon qui a Rio. Al Parco olimpico è facile vedere persone impegnate ad osservarsi a vicenda, per verificare un possibile scambio di spillette. Perché, attenzione, il regolamento delle Olimpiadi delle spille prevede che queste vengano scambiate, e mai comprate (pena la squalifica). Le spillette, che possono rappresentare il logo di un’Olimpiade o quello di una delle discipline olimpiche, vengono solitamente regalate dalle varie federazioni o dall’organizzazione dei Giochi. Ovviamente si possono anche acquistare nei negozi ufficiali o tramite internet. Ma, come già detto, per i "cacciatori" questo non è vero sport.

I TROFEI AL COLLO - Le spille si appuntano sulla cordicella che regge il badge di accredito ai vari eventi (tutti coloro che accedono ai siti Olimpici devono indossarne obbligatoriamente uno), quindi è facile riconoscere i campioni più titolati di questa singolare disciplina dalla quantità esagerata di spille presenti sul proprio accredito. Come il Barone Rosso, che segnava una tacca sul suo Fokker ad ogni aereo nemico abbattuto, gli atleti delle spillette indossano al collo i loro trofei.

VIAGGIO NEL TEMPO - Un signore cileno, un veterano della specialità, ci racconta di come la sua passione per le spillette olimpiche sia nata con i Giochi di Seul nel 1988. Da quel momento non si è perso un’Olimpiade, da Barcellona ’92 fino qui a Rio 2016. Sempre collezionando spille Olimpiche. Su un tavolinetto fuori lo Shooting centre di Deodoro, dove si svolgono le gare di tiro, mostra orgoglioso la sua collezione. Sembra di fare un viaggio nel tempo. Gli occhi spaziano sui simboli di Giochi del passato, come l’orso di Mosca ’80 o Sam, la mascotte di Los Angeles ’84, e la memoria va alle imprese di grandissimi come Pietro Mennea, Sara Simeoni e Carl Lewis. Ecco, forse il bello di questa storia è proprio questo. Poter viaggiare da un’Olimpiade all’altra, e ricordarsi perché questo evento riesce ad unire i popoli, almeno per qualche settimana, ogni quattro anni. Con buona pace dei Pokemon. 

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