Manning, Totti e quell'impresa che è ritirarsi al momento giusto

L'addio al football NFL di un mito, coetaneo del romanista. Il tributo degli avversari e il vanto di lasciare da vincitore
Super Bowl, la regina è Beyoncé 

TORINO - Peyton Manning ha la stessa età di Francesco Totti: classe 1976, con la differenza che il fuoriclasse del pallone, visto così, può sembrare il figlio del dio pagano del football americano. Totti ha un fisico da ragazzino, Manning spiega il gioco praticamente da fermo, dopo che nel 2011 un grave infortunio non solo avrebbe potuto porre fine in anticipo alla sua avventura sportiva, ma avrebbe addirittura potuto paralizzarlo. Sono due modi diversi di arrivare a 40 anni, così come differenti sono le discipline in cui si sono meritati eccellenza e immortalità. Eppure il mito del football può dare un insegnamento indiretto, con rispetto parlando, alla leggenda della Roma. Manning nelle prossime ore annuncerà a tutto il mondo quello che ormai era globalmente noto da settimane, anche se nessuno voleva arrendersi all'evidenza. Si ritira un talento scintillante di una famiglia produttrice di quarterback eccezionali e vincenti (il padre Archie è stato professionista, il fratello Eli è una stella Nfl nella New York dei Giants), Peyton lascia con l'anello di campione al dito dopo aver conquistato il Super Bowl, il secondo di una carriera che avrebbe meritato più allori, con i Denver Broncos. Una scelta saggia, ancorché tutt'altro che presa a cuor leggero. Ci ha pensato e ripensato, ha valutato e ponderato, ha ascoltato amici, parenti, confidenti e il suo cuore. E alla fine ha scelto con l'intelligenza che contraddistingue un uomo amato veramente da tutti nell'ambiente Nfl. «Tu hai cambiato il gioco per sempre e hai reso migliore chiunque sia stato attorno a te»: con questa frase Tom Brady, il nemico di mille battaglie in campo, gli ha reso onore, seguito a ruota da una cascata di messaggi sentimentali e nostalgici. Ma questa è la decisione giusta: ascoltare il proprio fisico, rendersi conto di non poter essere più un valore aggiunto per la squadra, capire di non volere trasformarsi da soluzione a problema. E Denver? Lo ha aspettato, pronta ad accettare qualsiasi tipo di decisione, a un mese dalla conquista del Super Bowl. Però niente pianti, anzi i Broncos guardano al futuro mentre celebrano il campione al passo d'addio. Il futuro si chiama Brock Osweiler, ragazzo di talento cresciuto nella migliore palestra possibile. Quella di Peyton Manning. Il coraggio di uscire di scena da vincente, senza casi né polemiche.

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