Potere ai piccoli!

E' il momento di scegliere lo sport dei nostri figli. Di squadra o individuale, ecco alcuni consigli utili
Potere ai piccoli!

Settembre è periodo di buoni propositi e scelte. E con la scuola che ricomincia anche i bambini sono chiamati alle loro responsabilità e a costruire i propri percorsi. La scelta dello sport non fa eccezione. Già dai quattro anni si può cominciare, in forma di gioco, un’attività fisica organizzata che insegni a correre, saltare e a “usare” il proprio corpo nello spazio. Atletica leggera, nuoto, arti marziali, ginnastica e danza sono in quest’ottica delle buone basi di partenza. Dai 5-6 anni, poi, quando il fisico è più strutturato, si può cominciare a intraprendere con maggiore rigore una disciplina, che sia di squadra o individuale.

GENITORI
Lo sport, alla base della salute di ogni persona, deve essere un corroborante emotivo per i più piccoli, che aiuti a dare sfogo al loro dinamismo e alla loro creatività, insegnando a rispettare regole e avversari. Il ruolo del genitore assume, da un punto di vista psicologico, un’importanza senza pari: invitare il proprio figlio all’attività fisica vuol dire soprattutto comprendere le sue attitudini e portarlo a una corretta interpretazione dello sport.

Vietato, dunque, esagerare nell’ambizione: non va mai dimenticato che, oltre agli effetti salutari, il fine principale è il divertimento, che non deve mai essere accompagnato da qualsiasi forma di stress mentale. Se un bambino, per esempio, rifiuta di fare attività fisica bisogna capirne la causa: può essere stato vittima di una disavventura nel gruppo sportivo o forse c’è un’esagerata attrazione verso altre attività, come videogiochi o dispostivi digitali. O forse, più semplicemente, non si è ancora trovato lo sport ideale. I compiti di un genitore non si fermano alla guida nella scelta. L’attività fisica, infatti, non va solo “promossa”, ma anche praticata. I primi compagni di sport, i sani motivatori e i più validi compagni di squadra – soprattutto nei primi anni – sono proprio padre e madre.

Da loro deve arrivare l’esempio del moto ai figli come parte integrante della propria vita: devono spronarli a migliorare la loro capacità locomotoria, giocando e insegnando quanto sia salutare.

DI SQUADRA O INDIVIDUALE
Uno dei dilemmi principali riguarda la vocazione dei propri figli: è meglio uno sport di squadra, che predilige l’aspetto sociale, o uno individuale, che può influire positivamente sulla concentrazione e sulla determinazione? Non può esistere una sola risposta: anche in questo caso dipende dalla personalità del bambino; è logico che uno sport di squadra possa aiutare a inserirlo in un contesto fatto di pari età, consentendogli di superare la timidezza.

Il vantaggio dello sport di squadra – oltre al naturale aspetto di condivisione – è anche quello di non stressare particolarmente i piccoli, proprio perché le responsabilità e i compiti vengono divisi all’interno del gruppo. È anche vero, però, che alcuni sport individuali possono avere una efficacia fisica superiore nel giusto sviluppo muscolare (pensiamo al nuoto) e possono aiutare nella determinazione del carattere. Senza dimenticare che, comunque, anche negli sport individuali esiste un elemento sociale, perché le gare si fanno sempre con le società e il gruppo si

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