Poche manovre per salvare una vita umana

Maria Rosa Calvi, anestesista-rianimatore dell'IRCCS ospedale San Raffaele, sottolinea: «il testimone di un arresto cardiaco deve sapere come intervenire»
Poche manovre per salvare una vita umana

Aill’improvviso una persona cade per terra, colta da malore, forse vittima di un arresto cardiaco proprio davanti ai nostri occhi. In quanti saprebbero cosa fare? La paura di non sapere come comportarsi o di sbagliare, spesso risulta più forte dell’urgenza di intervenire e allora la reazione immediata è quella di chiamare il 112 o 118. Se si trattasse veramente di un arresto cardiaco poche e semplici manovre potrebbero salvare la vita di chi abbiamo di fronte. «L’arresto cardiaco è quella condizione in cui il cuore non è più in grado di contrarsi efficacemente e di inviare in circolo il sangue necessario per garantire la sopravvivenza degli altri organi», spiega la dottoressa Maria Rosa Calvi, anestesista-rianimatore dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e istruttrice di Italian Resuscitation Council. «Questo evento può essere così rapido da non darci il tempo di riconoscere eventuali segnali d’allarme e può essere la conseguenza di un problema al cuore (ritmo cardiaco alterato o infarto), oppure di un problema respiratorio (ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo o annegamento). In entrambi i casi il fattore tempo è la chiave di volta».

L’incidenza dell’arresto cardiaco è pari a 1 ogni mille abitanti ogni anno: questo vuol dire che ogni anno più di 60 mila persone in Italia e 400 mila in Europa sono colpite da arresto cardiaco. Nel 70% dei casi l’arresto avviene in presenza di qualcuno che potrebbe intervenire iniziando le manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP), ma a oggi queste vengono effettuate solo nel 15% dei casi. «Questo purtroppo è vero e le statistiche ci dicono che se il testimone di un arresto cardiaco iniziasse l’RCP prima dell’arrivo dell’ambulanza, le possibilità di sopravvivenza dell’individuo raddoppierebbero. Se riuscissimo ad aumentare la percentuale di RCP immediata dall’attuale 15% al 50-60% dei casi, in Europa potremmo salvare circa 100 mila persone all’anno. Inoltre, iniziare immediatamente le manovre di rianimazione vuol dire ridurre il rischio di danno da mancanza di ossigeno al cervello», afferma la dottoressa Calvi. Il nostro cervello inizia a soffrire dopo 4 minuti di carenza di ossigeno e dopo 10 minuti il danno diventa irreversibile. Per migliorare la sopravvivenza delle persone colpite da arresto e la loro a qualità di vita è necessario che la popolazione impari a eseguire quelle poche e semplici manovre che possono fare la differenza.

LAVERIFICA PRIMA DELL'ARRIVO DEI SOCCORSI
Se si vede una persona che collassa improvvisamente o che sembra svenuta, è necessario verificare, dopo aver escluso che non ci siano pericoli attorno, che non sia in arresto cardiaco. Spiega la dottoressa Calvi: «Per verificare bisogna innanzitutto chiamare e scuotere delicatamente le spalle della persona per vedere se sia in grado di rispondere. Se non si muove e non risponde, deve essere sdraiata a terra supina e su un piano rigido. A questo punto è fondamentale verificare se respira. Come? Appoggiando una mano sulla fronte, con indice e medio dell’altra mano sotto il mento che sarà delicatamente sollevato verso l’alto. Poi si accosta la nostra guancia vicino alla bocca della persona e si guarda se il torace si alza e si abbassa. Almeno per 10 secondi - prosegue l'esperta - bisogna ascoltare se ci sono rumori respiratori e sentire se arriva aria sulla nostra guancia. Se la vittima non respira o smette di respirare o respira rumorosamente è necessario attivare immediatamente il sistema di emergenza sanitaria 112/118, possibilmente attraverso il viva voce del telefono. Se abbiamo dei dubbi sulla presenza o sulla normalità del respiro, è meglio agire come se la vittima non respirasse». è importantissimo mandare qualcuno a cercare un defibrillatore semiautomatico e iniziare immediatamente le manovre di RCP. Se si è da soli, non bisogna abbandonare la vittima e iniziare le manovre

COSA FARE: QUATTRO PASSI FONDAMENTALI
Il numero delle persone che sopravvivono a un arresto cardiaco, senza lesioni cerebrali, aumenta se vengono effettuate le giuste manovre in rapida sequenza. Si tratta di una catena di interventi che hanno lo scopo di aumentare ciascuno l’efficacia di quello successivo. In dettaglio: il riconoscimento precoce e chiamata d’aiuto per prevenire l’arresto cardiaco; rianimazione cardiopolmonare precoce per guadagnare tempo; defibrillazione precoce per far ripartire il cuore; trattamento post-rianimatorio per migliorare la qualità di vita. Se ciascuno di noi fosse in grado di attivare i primi tre anelli della catena, avremmo messo in atto il 75% delle azioni in grado di migliorare le possibilità di sopravvivenza della persona colpita da arresto.  

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