Cecchinato: «Ho voglia di continuare a sognare»

«C’è un nuovo Ceck in questo tennis. Thiem? Non ho più intenzione di pensare che un match sia impossibile»
Cecchinato: «Ho voglia di continuare a sognare»© AFPS

E' tutto nuovo, anche le conferenze stampa lo sono. Ed è tutto bello. Marco non si tira indietro, si lascia cullare, è come un bimbo a Disneyland. Partecipa. Gioca anche lui con le domande che gli vengono poste. Quando può cerca la battuta. Sarai fra i primi trenta, lo sai? Andrai a Wimbledon da testa di serie «Buono per il mio avversario. Io sull’erba, be’, non sono granché». Potrai prepararla meglio dell’anno scorso. «Questo sì, giocherò dei tornei, forse arriverò a Wimbledon che ne saprò qualcosa di più. Ma scusate, perché parliamo di Wimbledon? Sono in semifinale sulla terra rossa, al Roland Garros. O mi sono sbaglio?» Nessun sbaglio. Hai vinto, hai battuto Djokovic, ma se fossi andato al quinto? «Mah, mi sarei sentito perduto. Conosco bene Nole, se ti agguanta non ti molla più. Non credo davvero che sarei stato io il favorito in un quinto set. Però, me lo sarei giocato con tutto me stesso, è quello che ho imparato a fare». Il nuovo Ceck. Quante altre cose hai imparato in questi giorni? «Tante, ma su tutte quella di propormi con il mio gioco, di usare tutto quello che so fare. Mi sento bene, sono in una condizione fisica ottimale, e questo mi fa stare tranquillo. La stanchezza c’è, ma passa presto. E i pensieri sono alti. Ho voglia di continuare a sognare, e questi pensieri sono la novità più bella». Djokovic ti ha abbracciato, alla fine del match… «È stato molto carino. È venuto dalla mia parte del campo, mi ha fatto i complimenti, mi ha detto di continuare così. È una persona in gamba, che sa accettare una sconfitta. Anche da questi atteggiamenti c’è molto da imparare». Conosci Thiem? «Certo, lo conosco bene, ci ho giocato anche contro, e l’ho battuto in una finale di un Future. Lui era un ragazzino, ma aveva grandi colpi, grandi potenzialità. Sarà un match difficile, complicato, ma non impossibile. Se lo pensassi, non avrei capito la lezione che viene da questo Roland Garros. Non ho più intenzione di pensare che un match, un torneo, una vittoria, siano impossibili». Sai che il nostro tennis aspettava da quarant’anni un semifinalista nello Slam? «Quaranta? Davvero? No, non lo sapevo. Che dire? Felice di essere io il tennista che stavate aspettando. Mi sembra sia un buon momento per il nostro tennis, e lo abbiamo dimostrato proprio in questo Roland Garros. A parte la mia semifinale, eravamo in quattro al terzo turno, in due agli ottavi. È un bel gruppo. Possiamo dire la nostra ovunque». Sui tie break, niente paura? «Quello del quarto set è stato duro, come potete immaginare. Djokovic spingeva a più non posso, io cercavo di fare altrettanto. Su uno dei match point mi è andato a prendere una palla con una volée quando credevo ormai di averlo passato. Lì ci sono rimasto male. Ma ho imparato a tirarmi su in fretta, e anche questa è una cosa che ho imparato in questi giorni. Ve l’ho detto, c’è un Ceck tutto nuovo in questo tennis».

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