Federer: «La partita che avrei voluto giocare? Contro Borg a Wimbledon».

Lo svizzero si racconta in un'intervista alla CNN e immagina la sua partita ideale. «Dovrebbe essere in cinque set, così sarebbe indimenticabile»
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ROMA - «Bjorn Borg a Wimbledon». Roger Federer, in un'intervista alla CNN, immagina luogo e avversario della sua partita ideale, quella da giocare se il tempo fosse un gambero. Non ha indicato Rod Laver, l'unico che abbia vinto tutti i quattro Slam nello stesso anno nell'era Open, né Pete Sampras, che proprio su quel Centrale sconfisse nel 2001 di fatto annunciando il passaggio di consegne. Ha sorpreso chi pensava avrebbe optato per un match contro Boris Becker o Stefan Edberg, che ha voluto come coach per un paio di stagioni, a cui l'ATP ha intitolato il premio assegnato ogni a chi si distingue per sportività: riconoscimento che Federer ha vinto 13 volte.

RIVOLUZIONARIO - Nessuno ha cambiato la storia del gioco quanto Borg che vinse a Wimbledon cinque anni di fila dal 1976 al 1980 prima che John McEnroe ne interrompesse la serie di 41 successi consecutivi. Dal 1978 al 1980 vinse Roland Garros e Wimbledon nello stesso anno, un'impresa ancora oggi unica. Per questo, spiega, Federer vorrebbe Borg come avversario ideale. «Penso abbia fatto tantissimo per il tennis. E' una delle più grandi leggende del nostro sport, ed è anche un mio buon amico. Credo che mi sarebbe piaciuto giocare contro una persona così». Borg, ha raccontato, lo ringraziò quando sconfisse Sampras nel 2001: l'americano veniva da cinque titoli consecutivi e quel successo protesse il primato dello svedese. «Chi avrebbe potuto immaginare che l'avrei eguagliato e che nel 2008, come lui, avrei perso la sesta epica finale», lo scontro con Rafa Nadal al primo successo ai Championships considerata una delle migliori partite di sempre. 

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QUANTE STORIE - Borg è il capitano della squadra europea nella Laver Cup, la nuova esibizione annuale ispirata alla Ryder Cup di golf che Federer ha contribuito a creare. «E' incredibile quante storie può raccontare, eppure dicono che non parli tanto dalla panchina - ha aggiunto lo svizzero -. Ma capisco che sia così, sa cosa voglia dire essere al top e rimanere calmo e concentrato. Penso che la Laver Cup abbia permesso a ragazzo come Zverev, a Rafa (Nadal) e Novak (Djokovic) di entrare nella mente di Borg, di capire cosa avrebbe pensato essendo lui un vincente e insieme quanto possa essere alla mano fuori dal campo».

3 SET PASSANO, 5 RESTANO - La partita, ha immaginato, «deve essere in cinque set, perché c'è molta più epica, se ne parlerebbe per anni a venire». Un messaggio interessante, in un'epoca in cui il tennis sembra volersi dirigere verso la brevità per inseguire il pubblico più giovane, come dimostra la sperimentazione del format con i set al meglio dei quattro game nelle Next Gen ATP Finals a Milano. «Una partita al quinto set è personale, ti ricorderai sempre ogni avversario che ti ha portato al quinto, anche se dovessi incontrarlo dopo vent'anni. Le partite al terzo poi svaniscono dalla mente, le sfide al quinto restano per sempre».

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