Us Open, Matteo Arnaldi nuovo gladiatore

Il tennista 22enne batte Fils e si prende l'etichetta di Berrettini: "Non capisco la sorpresa di chi mi ha visto ancora arzillo al 5°set...
Us Open, Matteo Arnaldi nuovo gladiatore© ANSA

Appesi a una classifica cin divenire, i due Matteo offrono uno spaccato di quanto il tennis possa essere, insieme, un meraviglioso terreno di conquista e uno sport quanto mai ingiusto, sorretto da regole ingenerose, con un qualcosa di malefico che scorre tra esse appropriandosi della realtà. Lungo i dieci gradini che oggi li dividono, Arnaldi al numero 55, ma in crescita, sorretto dall’entusiasmo di ogni ragazzo che abbia voglia di scoprire quali siano gli attua- li confini a lui concessi, e Berrettini oggi al numero 65, desolante barriera di 832 punti – lui che ne ha avuti quasi cinquemila, con il sesto posto di oltre un anno fa – alla quale spera di sorreggersi per evitare ulteriori cadute, o ricadute, in attesa magari che la sfiga si convinca a lasciarlo in pace, corrono pensieri opposti e un nickname che sembra ormai passato di proprietà. Il gladiatore, come chiamano oggi Arnaldi, un tempo era la veste di Berretto, mai domo, sempre pronto a ribaltare match complicati.

La sfortuna di Berrettini e l'ascesa di Arnaldi

Dieci passi appena, quanti sono gli infortuni subiti dal romano negli ultimi tre anni del circuito. Cinque volte gli addominali (le prime due nel 2021, una l’anno dopo e due volte quest’anno), un infortunio al tendine del mignolo della mano destra operato a Barcellona un anno fa, il Covid beccato a Wimbledon e durato tutto il torneo, infine un problema al piede al torneo di Napoli dell’ottobre corso, il polpaccio quest’anno ad Acapulco, e ora la distorsione alla caviglia. Mai visto niente di simile, a parte Blake e Del Potro, da sempre sul podio dei Campionati della sfiga.

Matteo il giovane è l’ultimo dei nostri a far incazzare i francesi, che sapete come sono (e lo sono, secondo la canzone, sin da tempi di Bartali). Hanno investito migliaia di parole su Arthur Fils, diciannove anni su un fisico (lui sì) da lottatore, agilissimo nel muoversi e capace di raggiungere con il dritto velocità di punta da formula uno. L’hanno scelto come anti-Alcaraz, ne sono convinti, forse qualche ragione ce l’hanno pure, perché Artù alle volte sembra es- sere più fluido, nei movimenti, persino dello spagnolo. E non tollerano di scoprire che c’è un altro italiano, quasi altrettanto giovane, che riesce a batterlo in una sassaiola da cinque set, mostrandosi altrettanto pronto dal lato tennistico, e forse ancor più correda- to sotto il profilo della battaglia.

Il percorso a New York

Un’acciughina – di fronte ad Artù – il Matteo nostro, sanremese, agganciatosi quest’anno al carro dei primi 100, grazie ai risultati ottenuti in Spagna (e alla vittoria su Ruud, in primo turno a Madrid), per poi continuare a crescere passo passo, fino a trovarsi vicino alla Top 50, obiettivo ormai dichiarato della stagione. Ma che spirito, che veemenza, su quelle gambette stecchite. «A New York sto bene, mi sento a mio agio, la famiglia della mia ragazza vive qui, e anche suo fratello, ci sono i suoi amici che mi vengono a vedere, ho un bel gruppo di sostenitori che mi fanno sentire a casa», racconta, ponendo volutamente in secondo piano il fattore tennis, cura- to da coach Alessandro Petrone. Ci arriva più avanti, quasi sotto mentite spoglie... «Non comprendo bene la sorpresa di chi mi ha visto ancora arzillo al quinto set. Forse, sono talmente preso dal tennis, in questo momento, che non riesco nemmeno ad avvertire la fatica. Però, che volete che vi dica, se ci fosse ora un altro incontro da sostenere, beh, sarei pronto, mi andrebbe di giocarlo, di tornare subito a battermi». La realtà è che ad apparire sorpreso, forse più di tutti, è sembrato proprio Fils. «Ma lui mi conosce, abbiamo giocato già una volta a Madrid, in qualificazione, e l’ho superato anche in quella occasione, in tre set. Certo, ha colpi straordinari, a volte nemmeno li vedi, ma anche io non sono male, coach Petrone mi ha guidato verso un tennis più solido e ordinato di quello che giocavo una volta, con il quale cerco di trovare risposte utili a ogni momento del match...

Testa a Norrie...e alla Davis

...Ora penso a Norrie, prossimo avversario, uno che sta negli alti piani di questo mio sport. Mi sono allenato con lui due volte a Montecarlo. Un grande giocatore. Spero di aver imparato qualcosa, in quei giorni, per affrontarlo al meglio. Ma i mancini come lui, generalmente, non mi danno molto fastidio». E sorride, Matteo il giovane. Con quel suo sorriso da Lucignolo simpatico. L’altro Matteo attende responsi. Se la distorsione non ha compromesso qualche legamento, il ritorno potrebbe essere celere, addirittura in Davis. Altrimenti c’è il rischio che l’anno sia già finito... Arnaldi dalla Coppa se ne tira fuori, «magari un giorno», dice, «ma le gerarchie al momento esistono e c’è chi ha fatto di più e meglio di me». Si è fatto male anche Fognini, però. Giocava nel challenger di Como. Per il doppio la carta è Vavassori. E se Berrettini non ce la farà, tornerà in squadra Sonego.

Sinner prepara il rendezvous con Stan Wawrinka. Si conoscono bene, qualche volte si allenano insieme a Montecarlo. Stanimal, 38 anni, lo ammira molto: «Punti deboli ne vedo pochi nel suo tennis, gioca bene tutti i colpi, è in fiducia, vince. Sarà dura. Ma lo affronto con piacere, e chissà se con le mie arti da vecchietto che ne ha viste e fatte di tutti i colori, non riesca a trovare qualche pertugio nel suo gioco». Finora non c’è riuscito. I testa a testa dicono 3-2 Sinner, e le ultime due, quest’anno, a Rotterdam e Indian Wells, le ha dominate.

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