I casi recenti
La storia del tennis recente è già piena di casi simili. Se ne potrebbe trarre persino una classifica. Vince Zverev, che nel 2022 ad Acapulco superò Jenson Brooksby in un match terminato alle 4.54 del mattino. Poi gli Australian Open, recidivi (mai diffidati però) in questo genere di imprese: il match fra Hewitt e Baghdatis del 2008 terminò con il successo dell’australiano alle 4.34. Indimenticabile il primo match di Andreas Seppi a Melbourne, 2007, contro l’americano Bobby Reynolds 192 del mondo. Cinque set, quasi cinque ore di gioco, le tre di notte superate da un po’. Spettatori, cinque giornalisti e due del pubblico, sul campo 14, il più lontano dalla Laver Arena. Ma gli Slam, quanto meno, garantiscono una giornata di riposo tra un match e l’altro. Bercy no!
Lo sfogo
Di buono c’è che Jannik, senza prenderne parte direttamente, ha scatenato una bella polemica. Tirata su da coach Darren Cahill, «Non c’è rispetto per il benessere dei giocatori», avallata da Panatta, «Ha fatto bene Sinner, non si deve giocare in quegli orari, gli sforzi incidono sul metabolismo dei giocatori, gli organizzatori devono cambiare», rafforzata da Bertolucci, «Spero che serva a far aprire gli occhi, così non va bene», e sostenuta da altri giocatori, su tutti Casper Ruud, che ha twittato «complimenti all’Atp, il trattamento riservato a uno dei tennisti più forti del momento rivela quale sia il loro modo di essere dalla parte dei giocatori».
Cambierà qualcosa? Io non credo, ma i problemi relativi a calendario e orari di gioco stanno ormai premendo sulle ante dell’armadio in cui li tengono nascosti. E prima o poi quell’armadio esploderà. Le risposte che daranno gli organizzatori di Parigi, se le daranno, non saranno diverse da quelle già sentite in altre occasioni: l’attenzione verso priorità assai diverse tra loro, il pubblico, le televisioni, gli spazi ridotti. Ma nessuna potrà spiegare un match cominciato dopo la mezzanotte, giocato davanti a venti persone e visto in tivvù solo nelle astanterie dei Pronto Soccorso. Il punto è che gli organizzatori devono, semplicemente, organizzare meglio. Considerare tutte le possibilità, eventualmente varare piani di riserva, essere pronti a rinunciare a qualcosa, magari tra i doppi, per avere spazi d’impiego sugli altri campi. Senza pensare che i tennisti, per una settimana, siano i loro schiavi.