Sinner, il 2024 e la Coppa Davis: "Dove e come l'ho festeggiata davvero"

Jannik rivive la stagione a Milano, alla serata per la consegna dei premi della Federazione: "Io mi sento sempre uguale, ma l’esperienza aiuta in certe situazioni"
« Ho festeggiato sì, dopo la Coppa Davis. Però la vera festa è stata andare due giorni a sciare, tornare sulle mie montagne per ritrovare me stesso nella neve. E quei due giorni mi hanno dato tanto». La maglia bianca sotto il vestito blu, le scarpe rigorosamente da ginnastica, Nike ovviamente. Il taglio di capelli aggiornato per la nuova stagione, più corto in vista del prossimo caldo da affrontare. Il rosso ciuffo ribelle rimane. E rimane Jannik Sinner, sempre uguale a se stesso. Per indole, carattere e volontà. Jannik è al centro di tutto, eppure non lo vedi gonfiare come una rana. È piuttosto una volpe, preferisce correre libero per la natura, nel suo caso il campo, piuttosto che avere puntati riflettori, che sa affrontare e gli fanno piacere. Ma ciò che ama è altro e magari altrove da una sala delle feste. La neve, le montagne, la famiglia: «Regali non me ne sono fatti, non è che il successo mi cambi. Il 95% della mia vita lo passo a Montecarlo, quella ormai è la mia casa, e il 5% in montagna. Per me è importante, fondamentale tornare a casa, vedere i miei nonni e i luoghi, ricordare da dove vengo. In questi giorni ho trovato la tranquillità». 

E dove vuole arrivare è noto a tutti, ma senza porsi, almeno apertamente, un torneo Slam come obiettivo preciso. «Ho avuto un grande finale di stagione, riparto da numero 4, direi che bisogna consolidare. Ma in fondo si parte da zero. Vediamo come va in Australia, ho fiducia, ma continueremo a lavorare». Già, perché la stagione comincia proprio oggi con il volo per la Spagna. «Si parte, ed è il vero inizio 2024 ad Alicante, la preparazione per Melbourne, giorni importanti, sto bene, ho fiducia». Nessun messaggio particolare ricevuto, tra le migliaia. Ma un effetto sorprendente sì: «Non ci eravamo resi conto di quanto fosse importante aver vinto la Coppa Davis, l’effetto che ha avuto sugli altri. E poi l’affetto ricevuto, l’energia, sono cose molto belle».

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Le parole di Sinner

E poi un’immagine: «La foto tutti assieme, anche con Matteo che avremmo tutti voluto avesse scritto il suo nome con i nostri. Formiamo un bel gruppo. E il gruppo non si fa in un solo giorno, stiamo bene assieme. È bello vedere i compagni mentre giochi, scambiare opinioni con loro prima e dopo la partita». Jannik è diventato uomo, consapevole. Ma senza cambiare: «Io mi sento sempre uguale, ma con l’esperienza è ovvio che per esempio in certe situazioni sai cosa aspettarti, come affrontarle». Affrontare San Siro che canta il tuo nome: «Un’emozione diversa, che non si può provare nel tennis. Far parte di quel momento è stato bellissimo anche se la partita di Champions è andata male». Jannik si avvia verso il palco, salirà tre volte, premiato miglior giocatore, dell’anno, premiato per la Coppa Davis. Per un colloquio con Berrettini. Ma il momento più divertente è quello con il presentatore Max Giusti che indossa i panni di David Letterman. E Sinner che deve spiegare l’arrivo part time del padre nel suo super staff: «Mio papà spadella molto bene». Un sorriso e poi: «Lui è sempre stato uno che lavorava tanto, si svegliva sempre presto e tornava tardi la sera». E ora recuperano un po’ il tempo: «Negli ultimi anni ho visto che era giù, ha passato oltre 40 anni in cucina e volevo tirarlo un po’ fuori. E questo gli ha permesso di ritrovarsi e di vedere come vivo io.
Perché le telefonate...». Non dicono tutto. 
 

Su Alcaraz e Djokovic

Seguono immagini. ll punto dell’anno contro Alcaraz in semifinale a Miami: «Ma ho perso il game. Quando lo fai non ti rendi conto di quanto sia bello. Ma dopo la partita non si parlava tanto della vittoria di Carlos quanto del punto. Un bel momento». Momenti come battere due volte Djokovic: «La prima è stata un po’ diversa, la seconda c’era tanta voglia di vincere la Davis, sapevamo che era un anno molto importante per noi, senza Spagna e con la Russia che non poteva giocare. Sotto di tre match point, le palle erano abbastanza nuove e sapevo che avrei potuto tiarrmi fuori. Eppoi da Bologna eravamo in lotta. La prima volta che ho battuto Nole a Torino era molto speciale, col pubblico italiano che incitava. La partita a Malaga era un’altra cosa. È molto bello condividere con i compagni». Jannik non cambia, è questa la migliore garanzia, la promessa per il 2024. 
 

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« Ho festeggiato sì, dopo la Coppa Davis. Però la vera festa è stata andare due giorni a sciare, tornare sulle mie montagne per ritrovare me stesso nella neve. E quei due giorni mi hanno dato tanto». La maglia bianca sotto il vestito blu, le scarpe rigorosamente da ginnastica, Nike ovviamente. Il taglio di capelli aggiornato per la nuova stagione, più corto in vista del prossimo caldo da affrontare. Il rosso ciuffo ribelle rimane. E rimane Jannik Sinner, sempre uguale a se stesso. Per indole, carattere e volontà. Jannik è al centro di tutto, eppure non lo vedi gonfiare come una rana. È piuttosto una volpe, preferisce correre libero per la natura, nel suo caso il campo, piuttosto che avere puntati riflettori, che sa affrontare e gli fanno piacere. Ma ciò che ama è altro e magari altrove da una sala delle feste. La neve, le montagne, la famiglia: «Regali non me ne sono fatti, non è che il successo mi cambi. Il 95% della mia vita lo passo a Montecarlo, quella ormai è la mia casa, e il 5% in montagna. Per me è importante, fondamentale tornare a casa, vedere i miei nonni e i luoghi, ricordare da dove vengo. In questi giorni ho trovato la tranquillità». 

E dove vuole arrivare è noto a tutti, ma senza porsi, almeno apertamente, un torneo Slam come obiettivo preciso. «Ho avuto un grande finale di stagione, riparto da numero 4, direi che bisogna consolidare. Ma in fondo si parte da zero. Vediamo come va in Australia, ho fiducia, ma continueremo a lavorare». Già, perché la stagione comincia proprio oggi con il volo per la Spagna. «Si parte, ed è il vero inizio 2024 ad Alicante, la preparazione per Melbourne, giorni importanti, sto bene, ho fiducia». Nessun messaggio particolare ricevuto, tra le migliaia. Ma un effetto sorprendente sì: «Non ci eravamo resi conto di quanto fosse importante aver vinto la Coppa Davis, l’effetto che ha avuto sugli altri. E poi l’affetto ricevuto, l’energia, sono cose molto belle».

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