Martina Vagini: «Grazie alla danza vado oltre la malattia»

Una passione forte, quella per il ballo, che è diventata la sua arma per non fermarsi. E domani sera porterà sul palco di Buonconvento tutta la sua voglia di vivere
Martina Vagini: «Grazie alla danza vado oltre la malattia»

Voce dolce, tante cose da dire e una forza davvero unica. Questa è Martina Vagini, o almeno questo è quello che siamo riusciti a capire parlando un po’ con lei al telefono. La verità è che dietro le sue parole, dietro quel suo modo di fare così semplice, esiste un mondo infinito che la giovane toscana probabilmente riesce a trasmettere al massimo attraverso la sua grande passione, la danza. Un incontro piuttosto recente ma che si è immediatamente trasformato in una bella storia d’amore. Grazie alla danza Martina ha trovato la sua personale ricetta per non mollare, per continuare a smuoversi, e domani sera, 5 luglio, a Buonconvento si esibirà nello spettacolo “Rencontre” (per il quale sono previste altre date durante l'estate): lo scopo è sensibilizzare quante più persone riguardo la sclerosi multipla e infondere forza e tenacia per non lasciarsi andare mai. 

Da dove viene la tua passione per la danza e come nasce lo spettacolo in cui ti esibirai domani sera?

«La passione per la danza è nata per caso. Frequentavo una palestra e seguivo delle lezioni di stretching e pilates e la maestra che mi seguiva insegnava anche danza. È stata lei a propormi di provare, soprattutto per rafforzare le gambe e rieducare il piede attraverso gli esercizi alla sbarra. Da lì è iniziato tutto: ho fatto la mia prima lezione alla sbarra con le bambine (ride, ndi) e ho iniziato con gli esercizi di danza classica e successivamente contemporanea. Oltre a esercizi mirati, abbiamo cominciato a montare dei pezzi per il saggio di fine anno, durante il quale mi sono esibita in tre pezzi: un passo a due con un’altra ragazza, un pezzo di gruppo con cinque persone e infine un pezzo più interpretativo. Qui io ero seduta e non danzavo, il pezzo era ispirato ad Alda Merini e, nell’ultima parte, io rappresentavo proprio lei».  

Un amore, quello per la danza, scoppiato davvero all’improvviso. 

«Sì, esatto. Mi sono proprio appassionata e ne sono rimasta stupita perché non l’avevo mai praticata, nemmeno da piccola. Qualche anno fa ho praticato nuoto, ho fatto delle gare anche nel paralimpico. Nel 2014 ho iniziato ad allenarmi in una squadra master e da lì sono iniziate le gare, per la FIN e poi per la FINP. Purtroppo hanno chiuso la piscina in cui ci allenavamo e ho rallentato con gli allenamenti, ma con la danza ho ritrovato una nuova grande passione che mi fa stare bene da più punti di vista. Ho soprattutto problemi alle gambe e, dopo la diagnosi, con i sintomi che sono sopraggiunti ho pensato spesso “meno male che non ho mai praticato danza” perché sarebbe stata dura dovervi rinunciare. Invece ho iniziato a ballare adesso e questo mi fa pensare che se si vuole, si può fare tutto». 

Parliamo ancora dello spettacolo. Qual è il suo significato più profondo?

«Lo spettacolo si chiama “Rencontre”: ogni pezzo è ispirato a un quadro. Quello di domani sera sarà uno spettacolo ristretto rispetto al saggio di fine anno, nel quale c’erano anche le bambine. Domani sera, nel giardino del Museo di Buonconvento (in provincia di Siena, ndi), si svolgerà uno spettacolo a invito, se così possiamo dire. Vogliamo far conoscere il progetto ai comuni vicini, ai medici, ai presidi delle scuole: il nostro obiettivo è sensibilizzare le persone riguardo la patologia e far capire che la diagnosi di sclerosi multipla non deve assolutamente far fermare chi ne è colpito. Un’attività come la danza può essere molto utile. Nel mio caso, posso dire che mi sta aiutando molto: sia fisicamente, perché ho rafforzato tantissimo le gambe e in ufficio riesco a non usare le stampelle, ho fatto dei progressi molto grandi che mi aiutano nella vita di tutti i giorni, e poi a livello emotivo dà una carica molto forte che è altrettanto utile». 

Quando sei entrata contatto con AISM?   

«Subito dopo la diagnosi ho avuto bisogno di stare per conto mio, elaborare quello che mi stava accadendo. Col tempo sono entrata in contatto con la sezione di Siena e lì ho fatto il servizio civile per qualche mese ma la svolta, l’aiuto maggiore, c’è stato quando insieme ad altri ragazzi abbiamo fondato, nel 2009, il Gruppo Giovani Nazionale. Spesso quando si entra in Associazione si incontrano persone di tutte le età, molte delle quali molto più grandi di me e quindi con problematiche diverse. Con il Gruppo Giovani Nazionale eravamo tutti più o meno coetanei e questo aspetto è stato davvero di aiuto: potermi confrontare con altri giovani che vivevano la mia stessa situazione si è rivelato un supporto importantissimo. Spesso abbiamo organizzato convegni e questo mi ha permesso di conoscere molte persone e partecipare a progetti importanti, come il progetto europeo Underpressure, nel 2012, a cui hanno preso parte tredici paesi europei. Lo scopo era far vedere attraverso la fotografia come vive una persona con sclerosi multipla: io sono stata seguita per cinque giorni da un fotografo e dalle foto scattate è nata una mostra che ha girato l’Europa. Inoltre, per alcuni soggetti fotografati è stato creato un video, come è successo nel mio caso, e quando qualche anno fa sono stata a una conferenza a Varsavia ho scoperto che molte persone in Europa mi conoscevano perché avevano avuto modo di vedere il video. Mi hanno detto che è stato di grande ispirazione e questa cosa mi ha reso orgogliosa: emergono le difficoltà ma si vede anche la mia vita, il mio lavoro, i miei amici».  

Anche se risuona forte e chiaro, puoi dirci quale messaggio vorresti mandare a chi convive come te con la sclerosi multipla ma non ha la tua stessa grinta? 

«Ognuno reagisce a suo modo e nessuno è opinabile. Questo è quello che penso. Non è semplice convivere con la sclerosi multipla ma se c’è un modo per stare meglio è proprio quello di smuoversi, riprendendo lo slogan della campagna di AISM. Restando fermi non si risolve niente. Io ho trovato la mia strada per non stare ferma con la danza, ma qualsiasi attività sportiva, qualsiasi passione va bene. I problemi oggettivi ci sono e non vanno nascosti, io ho le mie difficoltà, però quando ho una giornata negativa cerco di trovare il modo per raddrizzarla: vado in palestra, sto in compagnia, faccio quello che mi piace». 

 

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