Leggenda Pantani: un uomo solo al comando

L’estate del 1998 è storica per il ciclismo e per l’Italia: dopo aver dominato il Giro, il Pirata conquista pure il Tour de France. Emozionando il mondo

Il sogno non è più proibito. La mitica e leggendaria maglia gialla, quel simbolo del primato che tanto ci ha fatto arrossire, per una vita, per 33 anni, per differenti generazioni, è ora indossata da Marco Pantani. La veste, il romagnolo, come la vestirono in questo secolo campioni che già appartengono alla nostra leggenda, alla storia del nostro sport: Ottavio Bottecchia, che i francesi chiamarono Botescià, Gino e Fausto Coppi, immortali figure dell’Italia che stava rinascendo dalle macerie della guerra. E poi Gastone Nencini e Felice Gimondi. Nessun altro ha saputo tenerla fino a Parigi. Lassù sul Galibier, fra le nuvole ed il gelo, in uno scenario che metteva paura, fra una folla immensa. Pantani è partito a circa 4 chilometri dalla vetta, quota 2645, ed ha fatto esplodere il Tour. Sì, adesso nessun paragone deve più sembrare irriverente. È scattato e gli avversari son saltati per aria come birilli. Come quando era Fausto Coppi, il campionissimo per eccellenza, a far la differenza su queste montagne. Uno spettacolo straordinario, commovente, incredibile. Pantani al potere, un’esaltante scossa sul Tour de France, come hanno detto i francesi alla tivù, rispettosi e stupiti. Distacchi che appartengono ad un altro ciclismo, Ullrich alla deriva, come alla deriva era andato sulle montagne del Giro. E dire che gli organizzatori insistono ancora sulle crono, come degli sprovveduti, come dei personaggi fuori dal tempo mentre la gente va sulle montagne, col sole o con la pioggia ad esaltare l’uomo solo al comando. Jan Ullrich, che la stagione scorsa sembrava Merckx, è arrivato al traguardo a 8’57”. Adesso in classifica è a 5’56”. E oggi e domani si tornerà a salire in quota anche se in maniera molto più blanda. Però quel vantaggio potrebbe garantire Marco anche dal ritorno del tedesco nell’ultima crono, sabato in Borgogna, 52 km contro il tempo. Adesso l’avversario è lo straordinario americano di origine tedesca, Bobby Julich, che ha quasi 2 anni in meno di Pantani, 27 in novembre e va forte a cronometro. Julich ha limitato i danni a 5’43”, ora è secondo in classifica a 3’53”. Nella crono del Corrèze fra i due ci furono 3’03”. Ed era una crono più lunga di 6 chilometri rispetto a quella di Borgogna. E Pantani non vestiva certo quel giorno la maglia gialla, quel simbolo del primato che già al Giro, nella crono di Lugano, gli raddoppiò le forze e gli consentì di ottenere un risultato strepitoso.

Pantani riscrive la storia del ciclismo: doppietta Giro-Tour

Sì, signori, il sogno non è più proibito, Marco Pantani lo può realizzare e il suo trionfo a Parigi avrebbe un significato enorme, da mettere i brividi addosso fi n da adesso soltanto a pensare. Magico, incredibile Pantani, adesso lo aspettano altre montagne, meno impegnative però, meno decisive in questo Tour disegnato male. E poi la crono sulla strada del trionfo verso Parigi. Ecco, quel trionfo consentirebbe a tutto il ciclismo di spazzare via gli incubi e le disavventure del doping, cancellando con un colpo netto di spugna tutte le ombre che proiettano su questo delicato e fragile sport i faccendieri e gli intrallazzatori che purtroppo lo frequentano. Ma quale scienza, quale programmazione? Jan Ullrich e tutti coloro che facevano del Tour la corsa dell’anno, la corsa della vita, dovranno rivedere nel loro intimo, progetti ed illusioni. Il ciclismo è da sempre una questione di cuore, nel senso del coraggio, non nel senso del troppo usato cardiofrequenzimetro. Ci sono i campioni delle classiche e quelli delle gare a tappe, ecco l’unica naturale differenziazione. E chi è campione delle gare a tappe deve saper concedere la replica, prima al Giro d’Italia e poi al Tour de France. Vincerli entrambi è impresa che appartiene ai campionissimi, a Coppi innanzitutto, poi ad Anquetil naturalmente, ovviamente a Merckx, a Hinault, Roche e Indurain. Adesso ci prova Pantani. Ed il sogno sembra sul punto finalmente di avverarsi.

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