Mamma, lombarda, gestiva un chiosco dentro alla stazione ferroviaria di Briga, in Svizzera. Vendeva cioccolato e giornali. Vendeva anche Tuttosport. Papà, calabrese, lavorava sui vagoni letto dei treni, trasportava oltreconfine le persone e i loro sogni. Per non gravare troppo sul bilancio famigliare, da ragazzo davo una mano ad entrambi (da bambino invece recuperavo e vendevo il ferro vecchio), e c’era in particolare una cosa che univa i loro due mestieri, che in qualche modo univa noi: i giornali. Li leggevo prima che la mamma li cedesse ai clienti, oppure prima che papà li buttasse via, perché i passeggeri avevano spesso il vizio di lasciarli sulle carrozze, prima di scendere. Una cultura da sfruttare a ore, perché un giornale, appunto, è cultura. È firme e desideri. E’ un campione raccontato in poche righe, il riassunto del bello stampato su carta. Quante volte, mi sono immerso nelle pagine di Tuttosport. Non solo per cercare le cronache delle partite dell’Inter, del Brescia o della Reggina (trovare queste ultime era un po’ più difficile…), ma per leggere tutto quello che potevo.
Buon compleanno, caro Tuttosport
Di calcio - tanto calcio - ma non solo. Per qualche minuto, diventavo parte integrante di un mondo speciale. Il lettore al centro di tutto, e in quel preciso istante il lettore ero io. 80 anni rappresentano solo uno splendido inizio. Buon compleanno, caro Tuttosport. Anche grazie alle tue pagine, ho sognato il mio futuro.

