Pagina 2 | Champagne Juve, l’undicesimo Scudetto e un brindisi per tre: Boniperti, Charles e Sivori

Champagne negli spogliatoi bianconeri: Agnelli brinda con Cesarini, John beve nel bicchiere del presidente, Boniperti è rosso in viso e ha gli occhi lucidi. In giro c’è una confusione infernale, i ragazzi in costume adamitico circolano imbambolati tra doccia e panchine. Sono cosi stanchi e felici che credo riconoscano a stento i tipi che si stanno calorosamente congratulando con loro. Poco fa c’era Gianni Agnelli, seduto in mezzo alla stanza, soddisfatto, pacato, che distribuiva complimenti come confetti. È l’undicesimo scudetto della Juve. Per la prima volta, io uomo del Sud assisto cosi da vicino alla grande festa. Cesarini ha sussurrato in un orecchio a Sivori: «Adesso possiamo riposarci». Scuote la testa Emoli: «Abbiamo lavorato da negri, come al solito, ma è andata bene». Continua ad entrare gente con la mano tesa, il sorriso sul volto, Giordanetti e Mandelli non sanno più cosa rispondere. Boniperti non accetta le congratulazioni: «Hai giocato mai così bene, quest’anno». «Ma allora vuol dire che non mi hai mai visto giocare!»: e non è polemica, è contentezza. John, solo in un angolo, pensa al gol che non è riuscito a segnare: «Però abbiamo giocato bene tutti, vero?», per la prima volta esce dal riserbo.

«Campioni! Campioni!» dopo il gol del capitano

La folla, poc’anzi, ha invaso lietamente il campo, agitando bandiere e striscioni. Ho cronometrato il primo urlo: «Campioni! Campioni!»: è caduto al 35’, dopo il meraviglioso gol del capitano. Le radioline portavano notizie da Genova: la Fiorentina perde, il distacco sale, lo scudetto è matematicamente certo. Incredibile il sollievo che questa giornata dà al bianconeri: non fossimo presenti, ne dubiteremmo anche noi. «Sapesse quanto è stato duro», dice Parola. «E terribilmente lungo», conferma Boniperti. « Ora possiamo respirare». Di colpo capisco quanta tensione vi sia nel nostro campionato, che enorme dispendio di energie, di nervi, di ansia esso esiga, di quanta malizia siano circondate le nostre battaglie. La giornata è calda, opprimente, i giocatori in campo hanno avuto cinque minuti di pauroso nervosismo, quando una nuvola fosca pesava sullo stadio. Anche questa semplice, e ingenua, commedia umana dello sport ha il suo risvolto drammatico (...). Ho seguito con enorme simpatia la partita del Milan. Che cosa potevamo pretendere di più? Per un’ora, esso ha giocato una partita dignitosa e ammirevole, infinitamente superiore a quella del girone di andata, molto più logica, perfino più veloce.

Nessun tradimento al celebre schema

I suoi uomini si sono battuti al limite delle proprie risorse atletiche, i più bravi hanno fatto cose bellissime: Liedholm, Schiaffino, Grillo, Altafini e tra gli italiani l’intero quartetto difensivo, così razionalmente organizzato, così elegante e corretto. Nessun ostruzionismo, ma nessun tradimento al celebre schema (...). Il Milan ha perso il titolo con mirabile classe, si è inchinato alla superiorità juventina come un antico cavaliere: senza piegare le ginocchia, nè vacillare. È stata piuttosto la superiorità juventina a scintillare nell’aria pesante, a tagliare i nodi dell’ansia, come una splendida scimitarra. Lo strumento forgiato da tecnici e dirigenti con tanta tenacia e tanto rischio ha funzionato inesorabilmente, nel modo giusto e nella partita giusta. L’esibizione bianconera non è stata, forse, leggiadra come in altre occasioni, ma perfetta sì, massiccia, concreta, sicura. Il fabbro ha picchiato sull’incudine senza sbagliare. Il punteggio del girone d’andata è stato ripetuto con scientifica precisione, come a stabilire il rapporto esatto tra l’una e l’altra squadra. Nessuna obiezione è possibile (...). lo sostengo che mai come ieri Boniperti e Sivori sono riusciti a cumulare le loro risorse così diverse e complementari. Mai Boniperti ha assicurato una presenza cosi perentoria alla squadra, in ogni fase e in ogni luogo del campo; mai Sivori ha accoppiato cosi intensamente il genio alla pazienza: intendo dire, mai nella stessa giornata, durante tutta la stagione che tra venti giorni sarà finita.

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Prima dei gol viene il gioco

Questi due meravigliosi giocatori portavano, nella gara, lo stesso puntiglio che Liedholm, Schiaffino e Grillo volevano metterci: ma come dispongono di maggiore freschezza atletica (anche il “capitano”) hanno colto il bersaglio là dove i grandi avversari lo hanno mancato. Si badi che non sto parlando dei gol, quantunque essi costituiscano di per se stessi la riprova di una maestria senza eguali. Prima dei gol viene il gioco, e Boniperti e Sivori hanno fatto gioco, ieri, in una misura che nemmeno i tecnici rossoneri immaginavano, se è vero che almeno Giampiero è rimasto a tratti smarcato. Gli altri bianconeri hanno saputo fare tesoro in vario grado del grande duetto. Ho visto in grandissima giornata Emoli e Charles, molti dei loro compagni in perfetta efficienza, Nicolé e Stacchini meno sostanziosi (soprattutto il padovano, che nel primo tempo ha mancato occasioni puerili). Ciò che conta tuttavia è la massa di azioni avviate, sostenute, concretate da tutta la squadra, il suo incredibile volume di manovra. Era come se il caldo non ci fosse, come se il grande avversario non logorasse i nervi dei bianconeri, come se fossimo all’inizio e non alla fine del campionato.

Davvero bravi

La Juve ha segnato tre gol, colpito una traversa, elaborato almeno altre sette azioni da rete. Salvo una pausa al quarto d’ora del primo e poi del secondo tempo, la sua pressione non si è mai allentata da un capo all’altro dell’incontro. È difficile, quando si fa un rilievo del genere, non ricordare i principi tattici di Cesarini e la valentia del preparatore Parola, giacchè in ogni aspetto del gioco bianconero si ravvisa la mano dell’uno e dell’altro tecnico: il football come creazione aggressiva e il fiato, la forma, lo spirito indispensabili per realizzarla. Davvero bravi: un tandem inedito e fortunato, «successful», come dicono gli inglesi, cioè votato al successo, pieno e degno di successo (...). La Juve ntus parte sparata, perché non ha dubbi sulla propria grandezza. Nel giro di sette minuti un tacco di Boniperti e un pallonetto di Sivori mettono Nicolè nella situazione dell’uomo solo dinanzi al portiere: l’onesto garzone consente ad Alfieri di fare una bellissima figura. Dall’eventuale 2-0 si è passati, anzi si rimane sullo 0-0, e il Milan tenta di imporre il suo celebre “petit jeu”, che s’apre repentinamente in micidiali folate. (…) Poi la partita, di colpo: in un minuto, due gol! Un minuto, due gol! La palla corre da Garzena a Colombo.

È un gol e sembra il gol dello scudetto

Il mediano scambia con Sivori e serve di cross Charles, il quale – marcatissimo – riesce ancora a toccare sull’oriundo, Dio sa come Sivori sia in quel posto e in quel momento: sta di fatto che si districa in una folla di terzini, attira il portiere, lo scarta, lo batte, torna verso le tribune con le due braccia levate. È un gol e sembra il gol dello scudetto: la folla esce in un ruggito di felicità, il chiomato torero raccoglie applausi a scroscio, il gioco è fatto. Si è sottovalutato il Milan. Sulla palla al centro, Altafini tocca su Grillo e lo segue in corsa. Il «Grigio» risucchia la difesa juventina e rilancia al brasiliano. C’è un rimpallo sfavorevole, un malinteso tra Colombo e il portiere; sia come si vuole, si spegne il grido sulla bocca dei 60 mila, Altafini ha segnato il gol del pareggio! Tutto da rifare. (...) Manca un quarto d’ora e la gara è ancora bilanciata sul pareggio: se non si vincesse, mancherebbe qualcosa alla festa, benché la Fiorentina stia perdendo. La festa ci sarà. Alla mezz’ora esatta, su tocco di John, Nicolé tenta un tiraccio, lo manca per metà, manda la palla nel mucchio dove c’è Omar con le spalle alla porta: si gira l’oriundo, palleggia dal sinistro al destro e segna! Nato da uno sproposito, il gol è stato riscattato dal talento di un grande artista. (…) Un minuto dopo Stacchini balla il rock sulla sinistra, chiama Boniperti nei paraggi, lo serve; il biondo sbanda sul centro, cerca spazio e di colpo trafigge l’immobile Alfieri, con un angolino super diabolico. Il capitano ha segnato, nella partita decis iva, il gol decisivo: dev’essere una delle più belle giornate della sua vita. È sicuramente il suo quarto scudetto personale. Quattro volte campione d’Italia! Bravo, Piero: con Meazza e Mazzola, sei il più gran calciatore che abbia mai avuto il calcio azzurro da quando esista il girone unico.

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Prima dei gol viene il gioco

Questi due meravigliosi giocatori portavano, nella gara, lo stesso puntiglio che Liedholm, Schiaffino e Grillo volevano metterci: ma come dispongono di maggiore freschezza atletica (anche il “capitano”) hanno colto il bersaglio là dove i grandi avversari lo hanno mancato. Si badi che non sto parlando dei gol, quantunque essi costituiscano di per se stessi la riprova di una maestria senza eguali. Prima dei gol viene il gioco, e Boniperti e Sivori hanno fatto gioco, ieri, in una misura che nemmeno i tecnici rossoneri immaginavano, se è vero che almeno Giampiero è rimasto a tratti smarcato. Gli altri bianconeri hanno saputo fare tesoro in vario grado del grande duetto. Ho visto in grandissima giornata Emoli e Charles, molti dei loro compagni in perfetta efficienza, Nicolé e Stacchini meno sostanziosi (soprattutto il padovano, che nel primo tempo ha mancato occasioni puerili). Ciò che conta tuttavia è la massa di azioni avviate, sostenute, concretate da tutta la squadra, il suo incredibile volume di manovra. Era come se il caldo non ci fosse, come se il grande avversario non logorasse i nervi dei bianconeri, come se fossimo all’inizio e non alla fine del campionato.

Davvero bravi

La Juve ha segnato tre gol, colpito una traversa, elaborato almeno altre sette azioni da rete. Salvo una pausa al quarto d’ora del primo e poi del secondo tempo, la sua pressione non si è mai allentata da un capo all’altro dell’incontro. È difficile, quando si fa un rilievo del genere, non ricordare i principi tattici di Cesarini e la valentia del preparatore Parola, giacchè in ogni aspetto del gioco bianconero si ravvisa la mano dell’uno e dell’altro tecnico: il football come creazione aggressiva e il fiato, la forma, lo spirito indispensabili per realizzarla. Davvero bravi: un tandem inedito e fortunato, «successful», come dicono gli inglesi, cioè votato al successo, pieno e degno di successo (...). La Juve ntus parte sparata, perché non ha dubbi sulla propria grandezza. Nel giro di sette minuti un tacco di Boniperti e un pallonetto di Sivori mettono Nicolè nella situazione dell’uomo solo dinanzi al portiere: l’onesto garzone consente ad Alfieri di fare una bellissima figura. Dall’eventuale 2-0 si è passati, anzi si rimane sullo 0-0, e il Milan tenta di imporre il suo celebre “petit jeu”, che s’apre repentinamente in micidiali folate. (…) Poi la partita, di colpo: in un minuto, due gol! Un minuto, due gol! La palla corre da Garzena a Colombo.

È un gol e sembra il gol dello scudetto

Il mediano scambia con Sivori e serve di cross Charles, il quale – marcatissimo – riesce ancora a toccare sull’oriundo, Dio sa come Sivori sia in quel posto e in quel momento: sta di fatto che si districa in una folla di terzini, attira il portiere, lo scarta, lo batte, torna verso le tribune con le due braccia levate. È un gol e sembra il gol dello scudetto: la folla esce in un ruggito di felicità, il chiomato torero raccoglie applausi a scroscio, il gioco è fatto. Si è sottovalutato il Milan. Sulla palla al centro, Altafini tocca su Grillo e lo segue in corsa. Il «Grigio» risucchia la difesa juventina e rilancia al brasiliano. C’è un rimpallo sfavorevole, un malinteso tra Colombo e il portiere; sia come si vuole, si spegne il grido sulla bocca dei 60 mila, Altafini ha segnato il gol del pareggio! Tutto da rifare. (...) Manca un quarto d’ora e la gara è ancora bilanciata sul pareggio: se non si vincesse, mancherebbe qualcosa alla festa, benché la Fiorentina stia perdendo. La festa ci sarà. Alla mezz’ora esatta, su tocco di John, Nicolé tenta un tiraccio, lo manca per metà, manda la palla nel mucchio dove c’è Omar con le spalle alla porta: si gira l’oriundo, palleggia dal sinistro al destro e segna! Nato da uno sproposito, il gol è stato riscattato dal talento di un grande artista. (…) Un minuto dopo Stacchini balla il rock sulla sinistra, chiama Boniperti nei paraggi, lo serve; il biondo sbanda sul centro, cerca spazio e di colpo trafigge l’immobile Alfieri, con un angolino super diabolico. Il capitano ha segnato, nella partita decis iva, il gol decisivo: dev’essere una delle più belle giornate della sua vita. È sicuramente il suo quarto scudetto personale. Quattro volte campione d’Italia! Bravo, Piero: con Meazza e Mazzola, sei il più gran calciatore che abbia mai avuto il calcio azzurro da quando esista il girone unico.

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