rumori articolari: ecco come e perché

SALUTE&SPORT «Ci sono 2 tipi di suoni: quelli sempre presenti sono causati da vecchi traumi Quelli intermittenti indicano un accumulo di rigidità. Chi si scrocchia le dita...»
rumori articolari: ecco come e perché

Prosegue il nostro viaggio settimanale nel mondo dello sport osservato da un punto di vista medico con il duplice obiettivo di capire le dinamiche dell’attività professionistica e ricavarne al contempo consigli pratici per tutti gli sportivi. Ci avvaliamo in questa occasione della competenza del dottor Franco Cento di Isokinetic Torino. 

«Sovente si sentono rumori articolari o crepitii che sottolineano la difficoltà o la rigidità di alcuni movimenti. Ci si chiede il perché soprattutto quando i rumori non spariscono o quando danno sollievo e li si ricerca sempre più di frequente. Intanto distinguiamo tra i due suoni più frequenti. Ci sono quelli che nonostante tutti gli sforzi di muovere in modo completo l’articolazione non vanno mai via e quelli che quando vengono “liberati” si ripresentano dopo 20-30 minuti.

I primi solitamente sono presenti in articolazioni che hanno subito degli adattamenti strutturali a traumi, come ad esempio delle instabilità lievi dopo delle distorsioni. Può capitare alle caviglie o alle ginocchia dopo storte che lasciano uno o più legamenti meno tensionati e consentono delle lievi instabilità articolari. Il suono sarà un click senza dolori che si ripete costantemente senza mai risolversi o che magari svanisce dopo 5-10 minuti di attività fisica quando ci si è riscaldati.

I secondi sono legati a un aspetto più funzionale dell’articolazione. Non sottolineano una lesione locale ma invece indicano un accumulo di rigidità che solitamente riduce la capacità completa dell’articolazione di muoversi liberamente. Per intenderci sono quelli che sentiamo quando ci stiriamo o sentiamo casualmente quando facciamo stretching o yoga. Danno una sensazione di sollievo e ci fanno sentire più liberi con un senso di benessere. Sono quelli che andiamo a ricercare a volte con maniacale attenzione come fanno quelli che si “scrocchiano” il collo o le dita in modo compulsivo. La scienza ha studiato questo fenomeno che attribuisce ad una cavitazione ossia una distensione dei gas normalmente presenti all’interno della capsula articolare che avviene quando i due capi articolari si allontanano tra di loro. In parole più semplici: quando porto l’articolazione ai limiti fisiologici delle sue capacità di movimento in modo abbastanza veloce, come quando mi tiro le dita, sento un click.

La domanda che spesso mi viene posta è: «Fa bene o mi fa male se lo faccio di frequente?»  Non c’è nessuna evidenza del fatto che questo “scricchiolio indotto”, ripetuto frequentemente nel tempo, porti conseguenze gravi alle articolazioni ossia causi lassità ai legamenti o danni alle strutture articolari come la capsula o le cartilagini. La domanda che invece bisognerebbe farsi è: mi serve veramente a qualcosa? Ossia quando ripetutamente mi schiocco le articolazioni miglioro la mia salute? Anche qui non c’è nessuna evidenza ma l’osservazione ha mostrato che i rumori articolari ci possono aiutare a capire come migliorare il nostro movimento in generale. L’esercizio fisico costante e attento all’articolarità e alla quantità di carico è capace di ridurre se non far sparire questi suoni che invece di essere da ricercare per un sollievo temporaneo dovrebbero aiutarci a guidare un processo di ripresa di movimento e forza per ottenere veramente una condizione di salute migliore. Riformulando il concetto in modo più semplice forse invece di “scrocchiare” ripetutamente il collo sarebbe meglio rivalutare i movimenti che il nostro collo compie durante il giorno e dargli la possibilità di riprendere una mobilità più naturale con qualche trattamento manuale specifico e della ginnastica. Rinforzare i muscoli del collo e del tronco ci consente di avere la forza e la capacità di sopportare i carichi quotidiani».

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