Il tendine d’Achille sofferente

SALUTE&SPORT Con il dottor Gastaldo. Le soluzioni: gioco di squadra e approccio guidato per obiettivi. Parola chiave: esercizio!
Il tendine d’Achille sofferente

Prosegue il nostro viaggio settimanale nel mondo dello sport osservato da un punto di vista medico con il duplice obiettivo di  capire le dinamiche dell’attività professionistica e ricavarne al contempo consigli pratici per tutti gli sportivi. Ci avvaliamo in questa occasione della competenza del dottor Marco Gastaldo, Medico Chirurgo specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria). Presso la clinica Isokinetic Torino si occupa di diagnosi e terapia per patologie muscolo – scheletriche negli sportivi di ogni livello.

I tendini sono le strutture che collegano muscolo e osso. Vanno considerati come “corde vive” che hanno bisogno di un corretto equilibrio di carico per restare in salute. Se non sono caricati a sufficienza (ad esempio in condizioni di sedentarietà) saranno più deboli e meno efficienti, se subiscono sovraccarichi (picchi di lavoro insoliti, scarso tempo di recupero tra un allenamento e l’altro, sovrappeso) svilupperanno un quadro di sofferenza, detta tendinopatia. Il tendine d’Achille si inserisce sul calcagno e consente ai muscoli del polpaccio (gemelli e soleo) di contrarsi e sviluppare forza. Senza il tendine, questo non sarebbe possibile. La tendinopatia del tendine d’Achille è una patologia da sovraccarico molto comune. Tra le persone che praticano sport in particolare si calcola che il 50% ne possa soffrire almeno una volta nella vita.

I sintomi più comuni sono dolore (localizzato), aumentato spessore e rigidità del tendine e delle strutture circostanti: questi disturbi hanno un notevole impatto sulle attività quotidiane e possono persistere a lungo. Una persona su quattro ha ancora disturbi a 10 anni dal primo sintomo. Il dolore al tendine d’Achille di solito non origina dopo un trauma ma insorge gradualmente. In una prima fase compare dopo la prestazione sportiva, poi anche prima della prestazione, infine non scompare neanche durante lo sport. La diagnosi è medica. Lo specialista potrà integrare la visita con un’ecografia muscolo–tendinea, che permetterà di valutare con precisione il grado di sofferenza e la quota di infiammazione. Dopo aver ottenuto queste informazioni, come procedere per risolvere i sintomi e ridurre il rischio di infortunio traumatico (rottura) del tendine? È fondamentale la guida medica di tutto il percorso di cura, dalla prima visita alla completa ripresa delle attività. Molti metodi sono stati storicamente proposti: onde d’urto, plantari, esercizio, infiltrazioni, intervento chirurgico. Quale di questi è più efficace? 

Un gruppo internazionale di esperti ha cercato di rispondere con un importante studio scientifico pubblicato nel 2020 sul British Journal of Sports Medicine: il cardine delle cure per la tendinopatia d’Achille è l’esercizio fisico, terapeutico. Come un farmaco, è un trattamento efficace e non ha seri effetti collaterali se ben somministrato. La cura si fonda sul lavoro attivo, non sulle terapie passive. Il tendine sofferente perde compattezza e ha bisogno di essere stimolato per rigenerare correttamente e tornare alla piena funzionalità. Esistono alcuni protocolli di esercizio specifici e scientificamente provati. Si mira a recuperare la flessibilità delle strutture, vincere le rigidità e ottenere stabilità rinforzando i muscoli, dal piede fino ai glutei e all’addome.

Un’attenzione particolare, nelle fasi avanzate del recupero, va dedicata al controllo posturale e al miglioramento del controllo dei movimenti di tutto il corpo, ricostruendo i gesti motori. A questo scopo torna molto utile il lavoro “neuromotorio”, effettuato con un riscontro su schermo in tempo reale, per favorire l’autocorrezione e ottenere risultati permanenti. Infine, serve una fase di lavoro sul campo riabilitativo: ogni persona che ambisca al pieno recupero funzionale, anche se non è uno sportivo agonista, trae beneficio dal collaudo nel “mondo reale”, dove si aumentano ulteriormente velocità e complessità dei movimenti. Altri trattamenti effettuati possono essere indicati dal medico: la terapia manuale e chiropratica per il recupero della flessibilità e della mobilità, i plantari per il corretto supporto del piede, il controllo nutrizionale.

Il successo del trattamento dipende da molti fattori: la squadra di cura, la buona volontà e l’applicazione attiva del paziente, la gravità del quadro clinico e il tempo trascorso dal primo sintomo. Un quadro presente da tempo, trascurato o mal curato, necessita di essere affrontato con particolare tenacia e pazienza perché presenta maggiori complessità. Il percorso clinico termina con la dimissione medica e con un programma di mantenimento e prevenzione fondato sulle corrette strategie di movimento e sui corretti stili di vita.

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