Faraoni, a Roma può conquistare il mondo

Sabato sfida Vadim “The Machine” Feger per conquistare la cintura mondiale della International Sport Kickboxing Association
Faraoni, a Roma può conquistare il mondo

Sarà Roma a ospitare la prima edizione di Superfights Roma e DAZN il broadcaster che in esclusiva trasmetterà in live streaming l’appuntamento con i campioni italiani di kickboxing. L’evento inizia sabato 2 aprile all’Atlantico di Roma a partire dalle 20. La serata sarà trasmessa in esclusiva live e on demand su DAZN a partire dalle 20 con 9 imperdibili match di Kickboxing, Thai Boxe e Savate Pro. La telecronaca è affidata alla coppia formata da Giacomo Brunelli e Laura Scherini. Mattia Faraoni, torna a combattere nella sua Roma per conquistare la cintura mondiale della ISKA (International Sport Kickboxing Association). Dopo il rinvio di febbraio, è pronto ora a sfidare Vadim “The Machine” Feger, il campione tedesco WKU e campione europeo WFMC. «Ormai sono abituato ad affrontare ogni fase del prematch: ho imparato a gestire questi momenti carichi di emotività a mio modo», sottolinea Faraoni. Una mentalità sopra la media, quasi scontato dirlo per uno dei riferimenti italiani del mondo del fighting che, anche grazie a lui, sta crescendo. «Lo si vede dai numeri che fanno le palestre e dalle risposte sui social (Faraoni ha 121mila followers su Instagram, ndr)».

Che sfida sarà, quella con Feger?

«Lui si fa chiamare "The machine". Tedesco, con doppia cittadinanza russa, si allena in Germania. L’ho studiato parecchio, recentemente ha fatto le selezioni di One e si comportato molto bene. So come comportarmi. Io ho un mio stile, vengo dal karate, uso parecchio le gambe. Sulla media e lunga distanza so far male e i miei avversari devono trovare nuove soluzioni».

Uno stile all’insegna dell’imprevedibilità...

«I miei match, se condotti bene, si assomigliano. Cerco di ricreare una linea: confusione nell'avversario con le finte, puntare all’impredivibiltà nei colpi, disorientare chi mi sta davanti. Quando faccio un match perfetto riesco a non far emergere il mio avversario... Il mio modo di lottare inusuale e variegato aiuta. Spesso i massimi stanno sui talloni, più fermi, saltellano poco. Io sono un massimo leggero, più atipico, una gazzelletta Di primo acchito rimangono un po’ disorientati».

Lei si dedica a kickboxing e pugilato: sapersi destreggiare su diverse discipline è più un vantaggio o uno svantaggio?

Ho fatto l'ultimo match di kick ormai due anni fa. Nel periodo pandemico mi sono dedicato di più al pugilato. La difficoltà non è tanto nel pratico, quanto più a livello organizzativo: avendo vinto il titolo italiano avevo altre possibilità in pugilato, ma voglio rispettare anche i miei impegni di K1. Gli impegni sono tanti ma bisogna programmare il tutto al meglio».

La tipologia di allenamenti cambia?

«Ho due team di lavoro diversi. La Team Boxe Roma XI, per il lato pugilistico, una famiglia speciale. Per la kick invece lavoro con il Raini Clan. Ogni sport ha la sua specificità, che va allenata a ridosso dell'evento. Ci sono stati periodi della mia vita in cui facevo entrambe le cose. Col tempo ho imparato a organizzarmi meglio e ho capito che è bene dedicarsi a una cosa alla volta. Il focus va su quella disciplina».

Cosa le affascina del mondo MMA?

«Mi affascina lo sport in sé. Sarà che quando vivi una cultura particolare, indirettamente, ne percepisci l'influenza. Si parla di uno sport che a 360 gradi richiede una preparazione totale. E a chi parla di "sport violento" rispondo di no. Per me è un affascinante confronto tra artisti marziali. La mia forza contro la tua resistenza mentale, la mia esplosività contro la tua velocità. Chi la spunterà? Si gioca su tanti piani. Questo nell'MMA è esaltato perché si prendono tantissime discipline e caratteristiche. Ma la capacità mentale alla fine resta l'asso».

In più, vanno gestiti gli imprevisti...

«Una cosa per pochi. Penso in primis all'ansia da prestazione. Io posso avere la capacità di gestire le pressioni, ma sgretolarmi quando incontro il dolore fisico o vedo il match sfuggire di mano. I più forti invece hanno anche la capacità di reagire a quei momenti di crisi sul ring. La differenza sta lì. Esistono diverse pressioni da gestire».

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