Duplantis sempre più alto: vola con l’asta a 6,26

A Chorzow firma il record mondiale anche Ingebrigtsen nei 3.000

Immenso Duplantis. Lo svedese non finisce mai di stupire. Centimetro dopo centimetro incrementa il primato del mondo dell’asta. Alle Olimpiadi si era elevato sino a 6,25, ieri a Chorzow (Slesia) ha migliorato il suo primato di un altro centimetro: 6,26. Tra Parigi e la gara polacca della Diamond League, si è esibito in piazza a Losanna arrampicandosi sino a 6,15, per poi decidere di desistere. “Mondo” è fatto così. Vuole tutta la scena per lui. Anche ieri nel catino bollente dello stadio, ha chiuso la manifestazione, con tutto il pubblico che lo osannava. Le misure per arrivare al successo? Sempre le stesse: 5,62, 5,92 e 6,00, manco a dirlo superate alla prima prova. Asticella posizionata a 6,26 e oplà, al secondo tentativo nuovo limite mondiale. Decimo primato in cinque anni. Dove potrà arrivare lo svedese nato negli Usa è difficile stabilirlo. Nessun atleta in questo momento è in grado di impensierirlo, anche se per la prima volta in tre hanno superato i 6 metri: Duplantis, Kendrick (Usa) e Karalis (Gre). Ora lo rivedremo al Golden Gala romano il prossimo venerdì. Spettacolo assicurato, compreso un nuovo assalto al mondiale. Il secondo limite mondiale arriva da Jakob Ingebrigtsen con un fantastico 7’17”55 nei 3.000, distanza non olimpica, il punto d’incontro tra i 1.500 e i 5.000. Non poteva che essere il vichingo a frantumare letteralmente il record che apparteneva al keniano Daniel Komen (Rieti/1996/7’20”67). Devastante Jakob, incredulo dopo aver visto il crono sul display sul traguardo. 

Tamberi è tornato

Il fenomeno è tornato. Gimbo Tamberi scaccia i demoni che lo attanagliavano non solo nei muscoli, e vince con 2,31. Rasato, codino d’ordinanza, pareva non riuscisse a librarsi in volo: 2,18 alla terza, poi ha preso coraggio, vincendo con 2,31, ma il bello è che ha tentato 2,38 (2 errori) e 2,40 (nullo). Alla fine, come sempre, aveva tutto il pubblico dalla sua parte. La sua forza è stata nel ricercare forze smarrite nel periodo drammatico che ha vissuto durante le Olimpiadi. «Non mi riconoscevo più - dice Gimbo - nei primi salti, tre volte per superare 2,18. Ho un grande rammarico, se fosse andato tutto per il verso giusto alle Olimpiadi, forse non avrei avuto più stimoli per continuare, adesso non lo so. Un passaggio fondamentale sarà a Roma. Devo capire il mio futuro».
 
Prima del capitano della nazionale era sceso in pista Marcell Jacobs, dopo il quinto posto olimpico con un 9”85 che lo ha riportato nel gotha mondiale dello sprint. Ieri il campione d’Europa di Roma aiutato da un vento di 1,9 ha chiuso al quarto posto in 9”93, con una buona seconda parte di gara. Lo sprint è stato vinto da Fred Kerley (Usa) 9”87 su Omanyala (Ken) 9”88 e A. Blake (Jam) 9”89. «Nonostante l’orario (15,40) e il caldo asfissiante sono abbastanza soddisfatto, gli altri sono a sei centesimi. Ci vediamo all’Olimpico». Altri azzurri: Chituru Ali 10”69 (problemi muscolari), Leonardo Fabbri con 22,03 (3º) nel pesp, 3ª Dariya Derkach nel triplo con 14,02 (-1.0). Sara Fantini (5ª) nel martello (70,39), Lorenzo Simonelli (8º) nei 110hs con 13.48 (+1.1), Fausto Desalu (8º) nei 200 (20.62/+0.6), Elena Bellò (9º) nei 1000 (2’37”76).

 

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