Caironi positiva a un test antidoping

L’azzurra, oro sui 100 metri alle Paralimpiadi di Londra e Rio, è stata sospesa in via cautelare: "È una crema che utilizzo per ferite da protesi"
Caironi positiva a un test antidoping© PA

ROMA - Martina Caironi, campionessa paralimpica sui 100 metri piani a Londra 2012 e sui 100 metri piani e argento sul salto in lungo a Rio 2016, è risultata positiva a un controllo antidoping e sospesa in via cautelare. La Seconda Sezione del Tna, "vista la richiesta - riferisce Nado Italia - di immediata sospensione dall'attività agonistica dell'atleta, tesserata Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, presentata in data odierna dalla Procura Nazionale Antidoping, rilevato che l'atleta in questione è risultata positiva alla sostanza Clostebol Metabolita all'analisi del primo campione al controllo fuori competizione effettuato dal Comitato Controlli Antidoping di Nado Italia il 17 ottobre 2019 a Bologna, ritenuta sussistente la competenza della Seconda Sezione del Tna, giuste le disposizioni recate dall'art. 24, comma 2, del vigente Codice Sportivo Antidoping, vista la comunicazione dell'Ipc in data 6 novembre 2019; visto l'art. 21, comma 2, del vigente Codice Sportivo Antidoping dispone l'immediata sospensione dall'attività dell'atleta". Caironi è stata portabandiera italiana alla cerimonia di apertura ai Giochi di Rio.

Doping, la difesa di Martina Caironi

"Conosco la sostanza contenuta nella crema cicatrizzante che ho assunto: l'ho acquistata a gennaio dopo tre mesi di sofferenza per un'ulcera all'apice del moncone. Si tratta di una ferita aperta che nessuno farmaco è riuscito a richiudere". Martina Caironi, in una dichiarazione all'ANSA, spiega così la positività al doping. “All'ultimo controllo di ottobre ho dichiarato tale sostanza. Mi ritrovo a dover saltare un Mondiale in un anno fondamentale senza ancora aver provato una definitiva cura per la mia ulcera”. La campionessa azzurra, che da domani sarebbe stata impegnata a Dubai per i mondiali di atletica paralimpica, spiega di aver avuto l'ok all'uso della pomata. "In attesa dell'esito delle controanalisi del campione B - sottolinea l'atleta - sono a conoscenza della sostanza contenuta nella crema cicatrizzante che ho assunto. E che ho comprato nel gennaio 2019 dopo tre mesi di sofferenza per un'ulcera all'apice del moncone. Si tratta di una ferita aperta che nessuno farmaco è riuscito a richiudere e nemmeno il non utilizzo delle protesi da cammino e da corsa, con evidenti disagi importanti. A gennaio chiedo al medico federale la possibilità di usare questa crema e mi viene detto che deve essere impiegata in modo locale e a piccole dosi, e che non è necessario il TUE (esenzione per uso terapeutico ndr) per le quantità troppo basse. Faccio il test antidoping a luglio che risulta negativo. Da quel momento la ferita si apre altre due volte ma in maniera meno grave e quindi ritengo di poter continuare in piccole dosi in quanto sicura di non incorrere in alcun tipo di infrazione".

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