Italia fuori dai premi World Athletics. Coe, 1.500 metri senza vergogna

Italia fuori dai premi World Athletics. Coe, 1.500 metri senza vergogna© LAPRESSE

L’atletica italiana si è piazzata al secondo posto nel medagliere dei Giochi di Tokyo, conquistando cinque titoli: Marcell Jacobs sui 100 metri, Gianmarco Tamberi nel salto in alto, Antonella Palmisano e Massimo Stano nella 20 km di marcia, la 4×100 maschile. Si aggiungano il secondo psto nella Coppa Europa e il trionfo nel medagliere degli Europei Under 23. Eppure, dopo l’indecente esclusione di Jacobs e Tamberi dai dieci nominati per il titolo di atleta dell’anno, la World Athletics, cioè l’ex Iaaf, cioè la federazione mondiale, ha fatto un’altra carognata. L’Italia non figura fra le sei nazionali ritenute degne di concorrere al Member Federations Award, il riconoscimento assegnato alla migliore federazione affiliata all’organizzazione presieduta da Lord Sebastian Newbold Coe, barone Coe di Ranmore, la cui statura di dirigente è inversamente proporzionale all’olimpionico del mezzofondo due volte campione dei 1500 metri piani, a Mosca 1980 e a Los Angeles 1984, nonchè capace di stabilire12 record mondiali in gare di mezzofondo.

Coe è lo stesso che nel febbraio scorso ha vinto il mondiale dell’improntitudine («L’Italia non si metta dalla parte sbagliata della storia»), dopo la sentenza del Gip di Bolzano, Walter Pelino: egli ha disposto l’archiviazione delle accuse di doping mosse contro Alex Schwazer «per non aver commesso il fatto». Coe è lo stesso che con la sua organizzazione ha spudoratamente ignorato le conclusioni messe nero su bianco dal giudice altoatesino, il quale ha ritenuto «accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer l’1 gennaio 2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi». Lo scriviamo in neretto, così il Barone lo legge bene e glielo ricorderemo sempre, almeno sino a quando non si sarà tolto finalmente dai piedi. Con tutto il rispetto per la Repubblica Ceca, designata rappresentante europea per il Member Federations Award perché ha organizzato una serie di eventi al tempo della pandemia, è evidente che l’esclusione della Grande Italia dell’atletica sia una decisione politica. Sarebbe bello se Coe avesse il coraggio di spiegare quale sia il criterio meritocratico dell’ex Iaaf in materia di assegnazione dei presunti massimi riconoscimenti, sempre più presunti e sempre meno massimi se calpestano in questo modo gli straordinari successi dell’atletica italiana nell’anno di grazia 2021. Per questo, rivolgiamo un caloroso invito a Stefano Mei, presidente della Fidal: la prima volta che incrocia il Lord, anche da parte nostra gli dica di andare al diavolo. E già che c’è, glielo dica anche in inglese. Rende meglio l’idea.

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