Atletica, Iapichino esclusiva: "Il sogno è un oro a Parigi"

L'azzurra si racconta nella casa di Fiesole dopo l’argento conquistato agli Europei indoor e il record italiano strappato a mamma Fiona May
Atletica, Iapichino esclusiva: "Il sogno è un oro a Parigi"© Getty Images for European Athletics

Larissa Iachipino accarezza la cucciola Maia, sorride sotto il berretto a visiera, i capelli raccolti in una lunga treccia. È a casa del babbo-allenatore Gianni Iachipino, sotto le colline di Fiesole, la medaglia d'argento al collo vinta agli Europei indoor con un salto da 6,97 con cui ha battuto il record di Fiona May, sua mamma. Sono giorni di gloria per questa splendida ventenne. Giorni di gloria e di gioia. Non saranno di certo gli ultimi.

Larissa, prendendo spunto dal titolo del libro che ha scritto, quel salto a Istanbul è stato davvero come correre in aria?

«In realtà ogni salto è sempre così perché è proprio la tecnica che applico nel farlo. Comunque quando ho saltato 6,97 è stato davvero come volare. Quando salto e stacco ho la mente libera».

Suo padre ha detto che non è stato frutto del caso. Cosa c'è dietro?

«Tanto lavoro, è frutto di un processo che parte dall'agosto 2021 ed è ancora in corso d'opera. Abbiamo provato, sperimentato, ci siamo divertiti molto nel preparare questa stagione e credo che questo abbia dato una marcia in più».

Un processo che ha come obiettivo il Mondiale in agosto a Budapest e le Olimpiadi fra un anno a Parigi.

«Ancora non abbiamo defi nito il calendario delle gare, di sicuro passeremo per il Golden Gala che si svolgerà a Firenze: sono molto felice di parteciparvi, per di più a casa visto che sarà vicino a dove abito e mi alleno (sorride). Poi sarò agli Europei Under 23 a luglio in Finlandia e quindi al Mondiale, il clou della stagione, l'obiettivo».

Come è stato ripartire dall'infortunio che le ha impedito di partecipare alle sue prime Olimpiadi, a Tokyo?

«È stata dura. Sono situazioni in cui bisogna trovare nuovi equilibri perché non si è più gli atleti di prima. Io comunque ho avuto la fortuna di avere vicino la famiglia, il mio team, gli amici, persone che mi hanno sostenuto e aiutato. E da lì sono ripartita. Spero di avere una lunga carriera e so che altri momenti difficili non mancheranno, succede nello sport come nella vita».

Quale Larissa vorrebbe portare al Mondiale e alle Olimpiadi?

«Quella di Istanbul, con la voglia di divertirsi, serena, grintosa, consapevole del lavoro fatto».

Quindi anche con fiducia?

«Sicuramente».

Dove pensa di dover migliorare?

«Come persona vorrei essere più coraggiosa. Come atleta va chiesto al mio allenatore (sorride), comunque direi sotto tutti punti di vista, è arrivato questo risultato ma c'è ancora tanto da costruire e i sacrifici non mi pesano perché quando fai le cose con passione non li senti».

Ha già ricominciato ad allenarsi?

«Riprenderò da lunedì. Mi sono presa una settimana di stacco. Anzi, mi aspetta un'amica per pranzare assieme».

Vero che farà da sorella maggiore a Francesco Inzoli?

«Vero, lui è piccolino, un ragazzo molto talentuoso, terzo agli Europei Under 18. L'ho conosciuto, ci siamo trovati bene, abbiamo carattere simile, contenta di avere un compagno di allenamento».

Ma c'è un'altra disciplina in cui le sarebbe piaciuto emergere?

«Quando ero piccola volevo fare i 400 ostacoli ma per varie coincidenze ho iniziato il lungo e alla fine ha preso il sopravvento. Ho fatto una sola gara di 400 ostacoli senza allenarmi. Magari a fine carriera mi metterò a prepararli, per chiudere un cerchio».

Un consiglio dei suoi genitori che si tiene particolarmente stretto?

«Dalla mamma quello di credere sempre nei propri sogni e fare di tutto per realizzarli, e infatti dopo il mio record era fuori di sé dalla gioia. Dal babbo di essere sempre felice in ciò che faccio e per ciò che decido di fare della mia vita».

Si sente una predestinata?

«Non esiste secondo me l'essere predestinati, è tutto frutto del talento, se posso permettermi di dirlo, e del lavoro. Le cose dal cielo non piovono, non ci si sveglia la mattina con una medaglia al collo. Si possono avere delle aspettative ma senza il duro lavoro in campo e fuori, parlo anche della parte mentale, difficilmente le cose arrivano da sole. L’anno scorso ho lavorato molto anche con il mio mental coach e davanti alle delusioni non mi sono mai arresa».

Il suo cognome ad ora è stato più un peso o uno stimolo?

«I miei genitori sono sempre stati e sono un grande stimolo per me, ma io sono semplicemente Larissa, una persona diversa dai miei genitori, con la mia identità e i miei interessi».

Al di là di babbo e mamma, chi ammira di più nel mondo dell'atletica?

«Allyson Felix: ha saputo raggiungere risultati straordinari in campo e fuori, penso sia un esempio per noi giovane atlete. Per quanto riguarda altre discipline, dico Vanessa Ferrari per la sua grande determinazione: con il bellissimo argento di Tokyo ha coronato una favola di ispirazione e una storia davvero da raccontare».

Lei è iscritta a Giurisprudenza come Samuele Ceccarelli, oro europeo nei 60 davanti a Jacobs. Siete entrambi toscani, ragazzi vincenti, ma lei è tifosa della Fiorentina e lui della Juventus. Come la mettiamo?

«Sono tifosa viola anche se ultimamente seguo poco il calcio. Però questa rivalità con il Cecca ci fa proprio ridere. Che dire? Il mondo è bello perché è vario...».

Il sogno come donna e come atleta?

«Come donna essere felice, qualsiasi strada prenderò nella vita. Come atleta diventare campionessa olimpica, il sogno più grande. Ringrazio i ragazzi dei cinque ori a Tokyo che hanno fatto sognare tanti ragazzini come me».

A Parigi il salto della vita?

«Chissà. Ho imparato che i salti non vengono da soli, non puoi neppure immaginarli. Quando arriverà sarà un’alchimia di tante piccole cose, elementi esterni e interni. E allora lo capirò da sola».

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