Dal villaggio olimpico alla città dei fumetti, dalle tute delle Nazionali a quelle dei cosplayer, Larissa Iapichino scende in campo senza entrare in uno stadio. Sono annunciate oltre 250mila persone a Lucca in questi giorni per Lucca Comics & Games e tra loro ci sarà anche Larissa, insieme al campione europeo del getto del peso Leonardo Fabbri e alla primatista italiana delle prove multiple Sveva Gerevini. Tutto nasce proprio da Gerevini, che insieme a Matteo Penna ha ideato “Athleticon”, un libro che racconta i campioni dell’atletica sotto forma di fumetti, e oggi (ore 16) i tre azzurri saranno al Palazzo Ducale per parlare della loro metamorfosi su carta.
«Sin da ragazzina mi è sempre piaciuto venire a Lucca Comics – racconta Iapichino, che è cresciuta e vive a Firenze – ho passato l'infanzia e l'adolescenza divorando i libri delle saghe fantasy come Hunger Games».
E se dovesse indossare i panni di una cosplayer, a chi si ispirerebbe?
«Probabilmente a quelli di un’altra serie di libri e film che ho molto amato: Il trono di spade».
E adesso che libri riempiono le sue giornate?
«In questo periodo senza gare, i testi cui dedico più tempo sono quelli dell’università (studia giurisprudenza ndr). Sto preparando l’esame di diritto commerciale».
Tra i compagni di Nazionale c’è qualcuno che supera la passione di Lorenzo Simonelli per i manga?
«No, nessuno è come lui. Con Lorenzo condivido tutte le trasferte in Nazionale sin dalle categorie giovanili e posso confermare che la sua non è una posa: sa tutto di One Piece e, più in generale, adora i manga».
Per la creazione del suo personaggio all’interno di Athleticon ha lasciato libertà creativa ai disegnatori o è intervenuta personalmente?
«Mi è piaciuto seguire il processo creativo e dare alcune indicazioni, senza interferire troppo. Ho chiesto che ci fossero alcuni dettagli come il doppio orecchino e la fascia in testa, che uso spesso per saltare. E poi Maya, il cagnolone, perché amo gli animali e il cane per me rappresenta affetti e famiglia».
A proposito di famiglia: dai record di mamma Fiona alla quotidianità in campo con Gianni, papà-allenatore. Come riesce a staccare dal salto in lungo?
«Da un paio d’anni sono andata a vivere per conto mio e questo fa sì che il tempo con mamma e papà sia molto meno. E poi, anche grazie a mia sorella Anastasia che non può più di sentirci parlare sempre di salti: abbiamo introdotto la regola che non si tocca questo argomento quando siamo insieme».
Dalle indoor alla Diamond League, passando per Europei e Olimpiadi, il 2024 è stato un anno molto lungo. Si sente già pronta a ripartire?
«In maniera blanda, ma già da un mese ho iniziato la preparazione per la nuova stagione. Il quarto posto all’Olimpiade di Parigi per un paio di settimane l’ho vissuto come una tragedia, ma poi la vittoria nella finale di Diamond League mi ha dato una carica incredibile».
Dove tiene il trofeo a forma di diamante di Bruxelles?
«Per ora è dentro la scatola, non ho ancora trovato il punto giusto della casa dove metterlo. È bellissimo».
Se chiude gli occhi e ripensa alla stagione 2024, qual è la prima immagine che le viene in mente?
«Roma, gli Europei. Saltare all’Olimpico è stato meraviglioso, perché la pedana del lungo è stata allestita molto vicina alle tribuna. Sembrava di saltare tra il pubblico. A vedermi c’erano tante persone che conosco: è stata davvero un’atmosfera unica».
E poi a metterle la medaglia d’argento al collo è stata mamma Fiona.
«Quella è stata un’emozione davvero molto forte. Anche mamma ha conquistato l’argento agli Europei (a Budapest 1998 ndr) e così a Roma su quel podio è stato come un passaggio di testimone».
Iniziata la preparazione, da dove partirà il suo 2025?
«Dalle gare indoor. Al coperto ho in programma di fare gli Assoluti e gli Europei, mentre per ora non ho in programma i Mondiali indoor».
Perché questa decisione?
«Non c’è ancora nulla di definitivo, ma i Mondiali all’aperto quest’anno saranno in settembre, a Tokyo, per cui ci attende una stagione particolarmente lunga. Quello sarà per me l’appuntamento più importante dell’anno».
Dopo il 6,91 nel 2021 quanto pesa l’attesa del primo salto oltre i sette metri?
«Quest’anno non c'è stato il picco che mi aspettavo, ma analizzando la stagione i miglioramenti sono stati molto significativi: se si guarda la media dei migliori cinque salti dell’anno, ho incrementato di 15 centimetri le mie misure rispetto al 2023».
Cosa manca per i sette metri?
«Nulla. Il segreto è non pensarci troppo, in questi anni inconsciamente mi sono ossessionata con questa misura. La mia mente non deve pensarci, sto imparando a restare ancorata su dettagli tecnici più funzionali al risultato. È inutile pensare a dove atterrerò, è meglio concentrarmi, ad esempio, sulla mia rincorsa».
Da perfezionista, come costruisce il suo salto perfetto?
«Imparando che il salto perfetto non esiste. C’è sempre qualcosa che si può migliorare».