Abbagnale: «L’oro ai Giochi come il Nobel»

Il presidente federale traccia un bilancio, tra Mondiali e Rio: «La vittoria del “quattro senza” dà sicurezza»

MILANO - Affacciato sulla rinnovata Darsena di Milano, nell'affascinante location della "Milano Beach" di SisalPay, Giuseppe Abbagnale, presidente della Federazione Italiana Canottaggio e storica bandiera di questo sport nel nostro paese, lancia la sua sfida alle Olimpiadi di Rio 2016 dopo le incoraggianti prove ai Mondiali di inizio settembre a Aiguebelette-le-Lac in Francia. Insieme a lui ci sono i ragazzi d’oro del “quattro senza”: Marco Di Costanzo, Matteo Castaldo, matteo Lodo e Giuseppe Vicino.

Presidente, a distanza di una decina di giorni dal termine delle regate nel bacino francese che bilancio può stilare?

«Ci sono sicuramente dei punti di criticità, ma nel complesso c'è stata una buona prestazione di squadra. Per essere pienamente soddisfatti direi che sono mancate le qualificazioni a Rio del "quattro di coppia" e di almeno un equipaggio femminile. Non voglio accampare scuse, ma nell'avvicinarci alla kermesse abbiamo avuto un po' di sfortuna, soprattutto con problemi fisici che hanno colpito due degli armi femminili su cui puntavamo di più».

A undici mesi dalle Olimpiadi, gli equipaggi qualificati sono 5: pochi, tanti o quelli preventivabili?

«Diciamo che si può essere timidamente soddisfatti».

A Londra 2012 gli equipaggi furono 7.

«Ci tengo a non fare paragoni, anche perché nel frattempo si sono ristretti i termini di qualificazione. Cercheremo il prossimo anno di qualificare altri 2-3 equipaggi, in primis il "quattro di coppia"».

Ad Aiguebelette però sono arrivati anche grandi gioie: dopo 20 anni è tornato a vincere un mondiale il "quattro senza".

«Un successo che fa morale, crea un volano per tutto il movimento. E' la dimostrazione che abbiamo individualità e basi per puntare al vertice. In prospettiva olimpica dà sicurezza per Rio».

Non vuole fare paragoni, ma a Londra il canottaggio deluse, con un solo argento nel "due di coppia". Malagò confida in voi: si può migliorare a Rio?

«L'obbiettivo è quello, ma, e parlo per esperienza personale, una medaglia dipende da tanti fattori. Però abbiamo più equipaggi che possono ambire al podio».

A proposito di esperienza personale: due ori e un argento in tre Olimpiadi insieme a suo fratello Carmine e Giuseppe Di Capua. E' cambiato il canottaggio negli ultimi 30 anni?

«Secondo me no, ci sono state solo alcune innovazioni tecniche. Di certo è aumentato il livello, ma quello accade a ogni ciclo olimpico, e soprattutto la concorrenza, perché 30 anni fa c'erano per esempio Urss e Jugoslavia, oggi ci sono una decina di paesi in più che lottano per una medaglia».

Abbagnale, qual è il suo sogno da presidente?

«E’ scontato dirlo, ma una medaglia d’oro alle Olimpiadi sarebbe il coronamento di un percorso. Io la paragono al premio Nobel: l’Italia non può vantare tanti esempi di questo genere. Un oro ai Giochi dà visibilità, io lo so bene, e può cambiare la vita di questi ragazzi e del nostro sport per alcuni anni».

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