A dodici anni dal suo esordio tra i professionisti, Giovanni Visconti, ciclista della Bahrain-Merida, si racconta in esclusiva a PMGSport. Dall’amore per la classica toscana, al futuro del suo sport, passando per l’amicizia con Vincenzo Nibali, capitano della squadra.
Una delle tue prime gare tra “i grandi” è stata proprio il Gp Industria e Artigianato. Che ricordi hai di quel giorno?
Mi viene subito in mente la grande caduta in volata. Non so come feci a passare in mezzo alle bici che volavano per aria. Alla fine però ero davvero felice. Quarto nella gara di casa con tutti i miei tifosi. Un bel momento davvero. E poi in quel periodo correvano tanti grandi ciclisti: Casagrande era il mio mito e poter gareggiare con lui è stato emozionante.
Quanto sei cambiato in questi dodici anni?
Molto. Si matura tanto e si capisce il proprio ruolo nel mondo del ciclismo. Negli ultimi anni non mi sono sentito gratificato come avrei voluto ma nel nuovo team penso di poter raggiungere qualche risultato personale.
Domenica che gara ti aspetti?
Difficile perché Larciano non vedeva da tempo un gruppo di corridori così forti. Ci sono 12 squadre pro-tour, ho letto che parteciperà anche Quintana. Per me rimane la corsa di casa e quello è già un grande stimolo. Spero di essere competitivo almeno come l’anno scorso quando arrivai terzo.
Nuova avventura quella con il team Bahrain-Merida. Come sta andando?
Ho notato da subito la grande organizzazione nonostante sia un team nato quest’anno. Creare tutto da zero a questi livelli non è facile ma a noi non manca davvero niente. È la squadra più organizzata con cui ho corso nella mia carriera. C’è un bel gruppo con tanti italiani anche nel personale. Dobbiamo solo pedalare e andare forte. Le vittorie arriveranno
E con il nuovo team hai trovato Vincenzo Nibali. Qual è il tuo rapporto con lui?
Molto forte. Se ci vedeste insieme c’è sempre da farsi qualche risata. Ci prendiamo in giro, a volte anche in maniera pungente ma sempre con rispetto. Io so che lui è il leder di questa squadra e per me è sempre una vittoria quando posso dargli una mano.
Nessun team italiano in World Cup ma molti corridori del nostro paese ricoprono ruoli importanti nelle squadre. Come è possibile?
L’analisi più superficiale è che la crisi degli ultimi anni ha colpito un po’ tutti i settori e il ciclismo non è rimasto fuori dall’elenco. In alcuni casi poi non c’è stata la capacità di tenere sponsor importanti. Dobbiamo cambiare mentalità e gestire i team come in America o negli Emirati. È vero che hanno molti soldi ma poi bisogna saperli spendere.
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