Fontana più Casacci e la bici suona il jazz

Il campione del mondo di mountain bike e il fondatore dei Subsonica hanno formato una band in cui l'unico strumento è la bicicletta con cui stata realizzata la colonna sonora di una poetica discesa
TORINO - Ci sono chitarre che fanno viaggiare. E biciclette che sanno suonare. Quella di Marco Aurelio Fontana, per esempio. Soprattutto quando è in mano a Max Casacci 
Se volete arrivare subito al finale della storia basta guardare «La mia bici acustica»: nel video c’è un’emozionante discesa del passo del Melogno, sulle Alpi Liguri, la cui colonna sonora è stata composta solo con i suoni della bicicletta protagonista del video.  
All’inizio della storia, invece, ci sono un artista della mountain bike (bronzo olimpico e tre mondiali) e un campione della musica elettronica (fondatore dei Subsonica e mente creativa di decine di progetti musicali). La scintilla scocca nella prima scena: Marco Aurelio Fontana, il ciclista, chiede a Max Casacci, il musicista, se può comporre la musica per un video, ma «suonando» solo la sua bicicletta (un modello da cross country). Casacci aveva già lavorato a qualcosa di simile, usando i suoi del motore di una RedBull di Formula1, ma la sintonia nata con Fontana ha portato il progetto a un altro livello. 
«Non mi aspettavo, per esempio, che Marco mi chiedesse di scrivere un pezzo con atmosfere jazz. Il che è stato piuttosto sfidante», spiega Casacci. E Fontana sorride: «Forse l’idea di una discesa con la mountain bike si può associare più facilmente a sonorità rock o comunque più chiassose, ma quando pedalo per un bosco come quello del video, io sento un’altra musica dentro. La bici è pennellare traiettorie, è un suono con cadenza più leggera. Più jazz, insomma». 
D’altra parte, Fontana non è un rockettaro e prima delle gare ascolta il pianoforte di Ludovico Einaudi (l’album “Divenire” in particolare). Non sempre però: «Non mi piace usare la musica per trovare la concentrazione. Mi sembrava sbagliato chiedere alla musica qualcosa che so fare da solo. Quindi non ho una canzone o un rito legato all’ascolto di qualche genere. Anche se per un certo periodo ero ossessionato da Jamiroquai (ride). Colpa di Manuel Fumic, il mio compagno di squadra, che una volta aveva vinto una gara prima della quale aveva ascoltato proprio Jamiroquai, quindi non ce ne siamo liberati per un bel po’». 
Individuata la direzione jazzistica, la nuova band formata da Casacci, Fontana e, naturalmente, la bicicletta ha iniziato a lavorare sui suoni. «Ho una lunga esperienza di composizione con rumori o suoni della natura. Ho scritto pezzi con i tram, con il mare, con il vetro soffiato... Sono partito da queste esperienze e con un campionatore ho iniziato a registrare la bicicletta. Ho suonato i raggi come se fossero uno strumento a corda, letteralmente pizzicandoli. E solo dopo mi è venuto in mente che addirittura Frank Zappa aveva provato qualcosa di simile in una trasmissione televisiva americana. Poi ho sfruttato il suono della frenata utilizzandola come una sezione di fiati. E poi ho cercato di costruire una base ritmica, partendo dall’indispensabile: la cassa. Quella l’abbiamo ottenuta facendo rimbalzare la bicicletta per terra e campionando il rumore della ruota. Poi il cambio, la catena, i pedali e perfino la valvola della camera d’aria hanno fornito altri elementi ritmici interessanti». 

Insomma, in un paio d’ore nell’officina dove vengono preparate le biciclette di Fontana, Casacci ha riempito il computer di sonorità che hanno trasformato la sua tastiera in una piccola orchestra ciclistica. Così è diventato concreto un concetto molto poetico che Fontana e il suo storico meccanico Giacomo Angeli condividono da un po’: «Da quando sono nate le biciclette elettriche, è sorto il problema di come distinguere le altre. Non sopporto la definizione “bicicletta muscolare”, che trovo brutto e impreciso perché, scusa, Valentino Rossi non usa i muscoli per guidare la sua moto? Così mi sono innamorato dell’intuizione di Giacomo, che un giorno ha detto: se quelle sono elettriche, le altre sono acustiche. Un’immagine musicale che, tra l’altro, si sposava alla perfezione con un altro modo di dire che utilizziamo fra di noi, specialmente in prossimità di una gara. Poche ora prima, infatti, esco sempre per una breve ricognizione e dico: “Giacomo, vado a sentire come suona la bici”. Perché in fondo è proprio così, in quei momenti ascolti attentamente le sensazioni del tuo corpo, ma anche i rumori meccanici, che se tutto fila liscio hanno una loro armonia che si capta a orecchio». 
Adesso, quel «vado a sentire come suona la bici» ha anche un’altra accezione che porta alla morbida cadenza scelta da Casacci per il pezzo del video: «La musica che ho composto scorre a 98 bpm (battiti per minuto, ndr). Cioè un ritmo non troppo frenetico, ma neanche meditativo. E’ un andante, che cerca di seguire il cuore, mantenendo un elemento umano, perché in fondo il motore della bici è l’uomo. La scrittura è stata indipendente dal video, ma quel tipo di ispirazione ha fatto sì che il brano aderisse perfettamente alle immagini, senza che ci fosse niente di studiato precedentemente, se non le chiacchierate con Marco Aurelio». Fontana se ne è innamorato al primo ascolto: «E’ stato emozionante. La voce della bici suonata da Max doppiava perfettamente le sue evoluzioni riprese nel video. L’effetto è stato superiore alle aspettative e il risultato finale è perfettamente descrittivo di quello che sento e di come interpreto la bicicletta». Già, come interpreta la bicicletta un campione di livello mondiale? «Sento il bisogno di andare oltre le competizioni che, attenzione, restano importanti e fondamentali: Mondiali, Olimpiadi, Coppa del Mondo danno emozioni e motivazioni uniche, ma ho anche la necessità di ampliare l’orizzonte, di portare il mio modo di vivere la bici alle persone e agli appassionati, dire loro che la bici non è solo testa bassa sul computerino, calcolo dei watt, minuti che si impiegano per fare lo Stelvio, ma anche guardarsi intorno mentre si fa, lo Stelvio. La bici è qualcosa di più, è sintonia con se stessi, con la natura, con la vita. In questo senso accomunare bici e arte è un passo importante». 
Casacci, da sempre ciclista («Ma ciclista urbano, niente a che vedere con le evoluzioni di Marco Aurelio»), è entrato in sintonia con questo sentimento di Fontana e da questa esperienza si porta la visione di Fontana e un pezzo, quello del video, che ha già utilizzato in un dj-set nel quale la bici acustica non ha stonato affatto. 

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